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Omicidio di Montecassiano: arrestati figlia e nipote di Rosina Carsetti, anziana uccisa la notte di Natale

Pubblicato: 12/02/2021 10:10

A mesi dalla morte di Rosina Carsetti, l’anziana uccisa in casa la viglia di Natale a Montecassiano, le autorità hanno arrestato la figlia Arianna Orazi ed il nipote Enea Simonetti con l’accusa di concorso in omicidio volontario pluriaggravato e simulazione di rapina. 

Anche il marito della donna, Enrico Orazi, avrebbe avuto un ruolo nell’omicidio.

Omicidio Montecassiano: avrebbero inscenato una rapina

La famiglia della donna aveva denunciato di essere stata vittima di una rapina, in cui anche figlia e padre sarebbero stati immobilizzati e malmenati. In realtà il quadro delle indagini aveva fatto emergere fin da subito diverse debolezze e falle nella loro versione dei fatti.

La sera della vigilia di Natale nella casa dei coniugi Carsetti-Orazi si era compiuto un efferato omicidio: l’anziana Rosina era stata ritrovata al piano di sopra della villetta, morta. La figlia Arianna aveva raccontato agli inquirenti che alcune persone avevano fatto irruzione nella casa e, dopo aver immobilizzato e legato, nonché percosso, sia lei che suo padre Enrico, si sarebbero recati al piano di sopra dove avrebbero ucciso la donna. In realtà fin da subito molti elementi portavano a non credere a questa versione: la Carsetti appariva morta per asfissia, e non in seguito a un pestaggio. Inoltre appariva poco plausibile che dei rapinatori fossero riusciti a immobilizzare e legare una donna più giovane e un uomo e fossero dovuti arrivare invece ad uccidere una signora piuttosto anziana.

Anche i testimoni (conoscenti e vicini di casa) avevano dichiarato che l’ipotesi della rapina era poco plausibile, soprattutto la notte di Natale, e nessuno aveva detto di aver visto persone uscire o entrare nella villetta.

Rosina Carsetti era vittima di maltrattamenti?

Inoltre, le indagini avevano portato a scoprire che Rosina sarebbe stata vittima di maltrattamenti famigliari: marito e figlia la facevano vivere da reclusa, senza la possibilità di uscire o di guidare. La donna, stremata dalla situazione, aveva anche cercato l’aiuto di un centro antiviolenza, con cui avrebbe avuto un appuntamento pochi giorni dopo la sua morte.

Diverse fonti riportano che ci sarebbe un gravissimo quadro indiziario a carico degli accusati, e che il reato sarebbe stato aggravato dalla simulazione di rapina, finalizzata al conseguimento dell’impunità.

Ultimo Aggiornamento: 12/02/2021 11:04