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Vaccinazioni in Italia e nel mondo, a che punto siamo

Pubblicato: 11/03/2021 11:16

È sicuramente vero che senza un acquisto comune dei vaccini a livello europeo ora le polemiche sul ritardo dei Paesi della UE rispetto al resto dell’Occidente (e non solo) sarebbe moltiplicato per n volte, con rivendicazioni, invidie, sospetti, accuse reciproche di accaparramento tra vicini. Gli italiani vedrebbero i tedeschi essere vaccinati molto più velocemente grazie al numero maggiori di dosi che probabilmente avrebbero comprato, mentre greci e popoli dell’Est sarebbero più indietro. Le rivalità e le diffidenze sovraniste che il varo del Recovery Plan ha placato sarebbero state riportate in auge a livelli probabilmente non raggiunti neanche nelle prime settimane dell’emergenza nel marzo 2020, quando il panico aveva portato i Paesi a chiudersi mentre la Commissione tardava a intervenire.

Abbiamo scongiurato tutto questo. Ma a un prezzo, che rimane probabilmente sostenibile viste le alternative, ma è pur sempre un prezzo. 

Quello del ritardo appunto. Forse inevitabile senza uno Stato forte in grado di pagare di più e investire più risorse come nel caso degli USA. Con il sospetto che con una maggiore capacità di inserire clausole più stringenti nei contratti con le case farmaceutiche in realtà parte di tale ritardo si sarebbe potuto evitare. E che quindi non c’entri solo il lento approccio intergovernativo.

E del resto con quest’ultimo certo non c’entrano le strategie che i singoli Paesi e nel nostro caso le singole regioni hanno scelto per vaccinare, con priorità spesso molto opinabili e basate forse più su logiche corporative o mediatiche che sulle necessità sanitarie. 

I dati sono comunque piuttosto eloquenti.

Anche il Marocco fa meglio, ha vaccinato il 10,9% della popolazione, contro il 6,8% europeo

Nella “gara” delle vaccinazioni è Israele che fin dall’inizio è stato in testa quanto a cittadini che hanno ricevuto almeno una dose, e sono ora il 58,2%, ma forse pochi sanno che è stato recentemente superato dalle insospettabili piccole Seychelles, che sono arrivate al 58,9% e che probabilmente stanno provando a diventare Covid free per riprendere ad accogliere turisti, senza i quali la propria economia sostanzialmente non potrebbe esistere. 

A distanza vi è il Regno Unito, con il 33,3% di persone vaccinate, superato di poco però dagli Emirati Arabi a quota 35,2%. Davanti agli USA, con il suo 18,3% di persone che hanno ricevuto una dose, vi è il Cile, che è corso veloce nell’ultimo mese arrivando al 22,1%. 

L’Unione Europea e l’Italia sono ancora più indietro, rispettivamente al 6,8% e 6,7%, superati anche dal Marocco. Il Paese nordafricano infatti sta dimostrando un’efficienza inedita, anche ai tanti connazionali emigrati in Francia o Italia, riuscendo a vaccinare più cittadini, fino al 10,9% finora

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Fonte: Ourworldindata

In Europa è la Danimarca a vaccinare di più

Nonostante gli acquisti centralizzati e nonostante non vi siano le differenze presenti a livello mondiale, anche all’interno dell’Unione Europea vi sono dei divari. Che in gran parte sono gli stessi che si erano resi evidenti all’inizio della campagna vaccinale, tra fine dicembre e inizio gennaio.

Come allora continua ad essere in testa e accrescere il proprio vantaggio la Danimarca, che ha potuto fornire di una dose di vaccino il 9,5% dei propri cittadini, contro il 6,7% dell’Italia. Certo, forse è più facile per i Paesi piccoli andare veloci, non a caso dopo la Danimarca vi è la Finlandia e poi la Lituania e l’Estonia. Tra i grandi è la Spagna il Paese che vaccina di più, il 7,3% degli abitanti, più della Germania, sotto la media europea con il 6,6%. Tra i peggiori la Francia con il 5,9%. 

È curioso il fatto che l’Italia sia stata tra i Paesi con più vaccinati, anche molto sopra la media europea, per quasi tutto gennaio. Si era trattato però del frutto delle scelte di gran parte delle regioni di cominciare dalle categorie sanitarie e affini senza seguire in modo rigoroso un criterio di età, cominciando quindi dalle vaccinazioni “facili”, che però a un certo punto sono finite, e il nostro vantaggio si è annullato. 

Ma è rimasta una strategia meno lineare che altrove sta portando a risultati anche piuttosto paradossali.

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Fonte: Ourworldindata

Solo il 3,3% dei vaccinati ha tra 70 e 79 anni

A dispetto del fatto che l’età mediana dei morti per Covid in Italia sia di 82 anni e che circa metà dei deceduti abbia più di 80 anni la fascia di età più rappresentata tra i vaccinati è quella dei 50enni. 

Che sono il 20,8% di tutti coloro che hanno ricevuto una dose, mentre gli 80-89enni sono il 20,48%. Certamente vi sarà a brevissimo un sorpasso da parte di quest’ultima categoria considerando che nelle ultime settimane gli 80enni rappresentano più del 35% dei vaccinati. Ma questi dati sono indicativi delle scelte fatte in Italia, e soprattutto il misero 3,28% che rappresenta invece la quota dei 70enni tra i vaccinati totali, meno della metà dei 20enni per capirci. 

Il motivo è che è stata data priorità non solo al personale sanitario impegnato nella lotta contro il Covid, non solo a tutto il personale sanitario in generale, ma anche a coloro che a questo sono collegati in modo indiretto, anche ai studenti di medicina, gli impiegati amministrativi della aziende sanitarie o gli addetti alle pulizie, e ora gli insegnanti, anche universitari, giovani dottorandi inclusi. Considerando che i vaccini e il personale per iniettarlo sono in numero limitato questo ha significato un ritardo nelle somministrazioni verso coloro che sono più a rischio per motivi di età.

Altrove è stata seguita un’altra strada. In Francia il 52,7% dei vaccinati ha 75 anni o più, e solo il 12,3% ne ha meno di 50, contro addirittura il 37% in Italia.

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Fonte: Pillole di Ottimismo

In Lombardia il 20,6% degli 80enni è vaccinato, nel Lazio il 38,4%

Analoghe alle differenze tra Paese e Paese sono quelle tra le regioni. Come quelle tra le due più popolose del Paese, la Lombardia e il Lazio. 

Nella prima almeno per tutto gennaio a essere vaccinati in gran numero sono stati anche coloro che non facevano parte di nessuna delle categorie individuate a livello internazionale come a rischio, quindi i lavoratori del settore sanitario, i residenti delle RSA, gli over 80. In alcuni giorni costoro, forse amministrativi di aziende collegate alla sanità o addetti alle pulizia, forse anche “imbucati”, sono stati addirittura pari o di più dei medici e degli infermieri tra i vaccinati.

Solo nella seconda parte di gennaio gli 80enni e i 90enni hanno cominciato a ricevere le prime dosi, più di una settimana dopo che nel Lazio. È complice il fatto che vi è un drastico calo delle vaccinazioni nei weekend, che per esempio non si riscontra in uguale misura nel Lazio, oggi solo il 20,6% di chi ha tra gli 80 e gli 89 anni è vaccinato in Lombardia, contro il 38,4% nella regione della Capitale. Dove è minore la quota di 90enni invece, ma qui parliamo ovviamente di numeri molto piccoli. 

In Lombardia è in ritardo anche la vaccinazione degli insegnanti. Solo l’1% ha ricevuto una dose, contro il 39% del Lazio e il 69% della Toscana, che non a caso però è pure più indietro della Lombardia con i più anziani.

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Fonte: Observablehq su dati del Ministero della Salute
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Fonte: Observablehq su dati del Ministero della Salute

Siamo alle prese con la terza ondata di Covid. Forse sarebbe stato comunque troppo presto per vedere i primi effetti delle vaccinazioni anche se fossero state concentrate solo sugli anziani, o forse no. Quello che è sicuro è che nei prossimi mesi si vedranno tutti i frutti dei primati e dei ritardi, quantitativi, in termini di dosi somministrate, e qualitative, in termini di scelte di priorità. 

I Paesi che hanno sbagliato avranno le terapie intensive piene meno altrove si svuotano e la loro economia ripartirà più tardi. La speranza è che l’Italia non sia tra questi.

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2021 09:41