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Benno Neumair, i verbali della confessione sull’omicidio: “Mi rinfacciava che non valessi niente”

Pubblicato: 20/03/2021 22:13

Sono passati più di 10 giorni dalla confessione di Benno Neumair, il 30enne che il 4 gennaio 2021 ha ucciso i genitori Peter Neumair e Laura Perselli. Quello che prima è stato identificato come un caso di scomparsa, si è poi tramutato in un brutale duplice omicidio, le cui indagini hanno portato all’arresto e alla confessione del figlio. A Quarto Grado, sono stati letti i verbali desecretati della confessione di Benno Neumair.

Benno Neumair, i dettagli della confessione

Ora non ci sarebbero più dubbi: Benno Neumair ha ucciso i genitori. Lo ha ammesso lui in un interrogatorio dell’8 marzo 2021, poco più di 2 mesi dopo l’inizio del caso che ha travolto Bolzano. Il figlio ha ammesso di averli uccisi con una corda, per poi cercare di far sparire i corpi, ritrovati solo dopo settimane di ricerche. Di lui è stato offerto un quadro inquietante, a partire dalle parole della sorella Madé. Durante la puntata del 19 marzo di Quarto Grado, sono emersi invece ulteriori dettagli di quella tragica giornata.

Dai verbali desecretati, Neumair ha ripercorso quel giorno, quando in casa si aspettava l’uscita dall’ospedale della nonna. Prima c’è stata una discussione col padre riguardo il cane e già in questo momento Peter Neumair lo avrebbe – secondo le parole di Benno – rimproverato: “dovevo aiutare di più a casa. Sono andato in camera mia per non dover più discutere, come spesso accadeva“. Poi, l’inizio di tutto: “Mio padre è entrato in stanza e mi ha svegliato. È scoppiata una discussione sui soldi“.

Benno Neumair, come ha ucciso il padre Peter

Quella discussione per i soldi, si apprende, verteva sul fatto che il padre avrebbe iniziato a chiedergli 700 euro al mese per l’affitto, se il figlio non si fosse spostato nell’appartamento di sotto. Peter Neumair poi avrebbe insistito: “Papà mi rinfacciava che non valessi niente. Era uscito fuori il discorso delle mie responsabilità, e mia sorella… Mi sono sentito così alle strette, così senza una via d’uscita“. Qualcosa poi è scattato in Benno Neumair: “L’ho zittito, ho preso dalla bacinella di plastica dove ho gli attrezzi la prima corda di arrampicata che ho trovato“.

Così Benno Neumair ha ucciso il padre: “Eravamo in corridoio. Siamo cascati insieme per terra, non so se l’ho strozzato da dietro o da davanti. Ricordo solo che ho stretto molto forte. Poi sono rimasto seduto, o sdraiato in corridoio“. La confessione prosegue: “Ricordo che in quel momento è suonato il mio cellulare, probabilmente ho risposto. Poi ricordo che mi sono di nuovo agitato, sentendo il rumore del cellulare e poi, subito dopo, il rumore del chiavistello“.

Benno Neumair ha ucciso anche la madre, Laura Perselli

Il racconto di quel 4 gennaio diventa ancora più tragico, quando in casa ritorna la madre Laura, con la quale Benno ha ammesso pure di avere discussioni, ma più legate alla vita quotidiana che ai soldi. “Mi sono mosso verso la porta, è entrata la mamma, avevo ancora il cordino in mano e mi è venuto di fare la stessa roba, senza nemmeno salutarla“.

Il corpo di Laura Perselli è stato trovato nel fiume dopo, il 6 febbraio. Da lì il castello di carte è iniziato a crollare, e anche il piano di Benno per nascondere i suoi omicidi è stato scoperto.

I momenti dopo i due omicidi della coppia di Bolzano

Dopo aver ucciso i genitori, Benno Neumair ha preso entrambi i cellulari ed è uscito: “Ho indossato il giaccone blu, sono uscito a piedi. Poi sono rientrato a casa, ho preso la bici, ho iniziato a pedalare fino all’altezza di ponte Roma, dove mi hanno salutato due conoscenti sudamericani e mi sono fermato“. A loro, ha chiesto se avessero marijuana, ma non avendo soldi ha rinunciato all’acquisto. Poi, si sarebbe liberato dei cellulari di Peter e Laura gettandoli dalla pista ciclabile.

Il depistaggio, sul quale ci sono alcune incongruenze secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, prosegue anche una volta tornato a casa. “C’era il corpo della mamma all’ingresso. Sono andato in bagno, ho acceso la stufa per riscaldarmi. Lì c’erano i pantaloni miei, che avevo indossato in precedenza, con dentro il mio telefono. Ho telefonato alla mamma. Ero contento che il telefono squillasse, perché poteva significare che mi fossi sognato tutto“. Un ultimo dettaglio riguarda i vestiti che indossava al momento degli omicidi: “Quando litigavo con papà a casa indossavo i pantaloni blu o verdi a scacchi e un gilet rosso. Il cellulare lo avevo nel gilet che avevo lasciato a casa prima di uscire nella bici. Quei vestiti sono ancora a casa, forse sono nella cesta della biancheria“.