Vai al contenuto

Covid-19, ci si può ammalare dopo il vaccino e trasmettere il virus ad altri? La risposta di Aifa ed ISS

Pubblicato: 19/04/2021 23:33

La campagna vaccinale per il Covid-19 degli ultimi mesi è stata segnata da grandi speranze ed interrogativi. Alcuni casi di persone vaccinate e successivamente risultate positive al Covid-19 hanno creato polemiche e confusione. Del resto il tema è piuttosto delicato, perché riguarda questioni scientifiche che spesso risultano difficili da spiegare ai non addetti ai lavori. Ma ci si può davvero ammalare dopo il vaccino per il Covid? E se si, quali sono le ragioni?

Covid-19 e l’efficacia dei vaccini

Il dato di fatto è che tutti i vaccini hanno una certa efficacia nel contrastare il virus. Tale efficacia è stata dichiarata dalle stesse case farmaceutiche dopo aver condotto i test su migliaia di volontari, nella fase che ha preceduto l’introduzione dei prodotti in commercio. Come si può immaginare, è molto difficile per qualunque farmaco raggiungere un’efficacia del 100% dei casi, perché sono troppe le variabili che insorgono nella vita reale e le differenze da persona a persona.

Alcuni vaccini anti-Covid, come quelli di Pfizer-BionTech o Moderna, hanno un’efficacia di circa il 95%. Questo numero potrebbe portare alla convinzione che, su 100 persone vaccinate, 95 risultino poi immuni al virus. Cinque persone su 100, quindi, non avrebbero benefici, con la conseguenza di potersi ammalare lo stesso qualora entrassero in contatto con il virus. In realtà non è proprio così, perché il dato nasce da calcoli più complessi: il 95% rappresenta solamente la differenza statistica tra le persone che, nella fase di test, si sono ammalate nonostante il vaccino e quelle che invece si sono ammalate nel gruppo di controllo, trattato con un placebo.

Covid-19, ci si può ammalare nonostante il vaccino?

In sostanza, questo potrebbe tradursi in numeri diversi nello scenario reale ed è anche possibile che la percentuale di persone non immuni dopo aver ricevuto il vaccino sia inferiore al 5%. Sebbene si tratti di un dato confortante, esiste comunque una piccola parte di vaccinati potenzialmente in grado di ammalarsi e di trasmettere il virus agli altri. A tutto ciò va aggiunto che questi vaccini sono somministrati in due dosi, tra le quali intercorrono varie settimane. Dopo la prima dose l’efficacia non è piena ed è quindi ancora possibile ammalarsi.

A complicare ulteriormente il quadro va poi detto che altri vaccini hanno un’efficacia inferiore: secondo i dati dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) il vaccino di AstraZeneca ha un’efficacia di circa il 60%, il che comporterebbe, rispetto ad altri vaccini, un maggior numero di persone vaccinate ma non pienamente immunizzate.

Covid-19, è possibile trasmettere il virus dopo la vaccinazione?

La trasmissibilità del virus è l’altro tema centrale quando si parla di vaccini. È possibile trasmettere il virus ad altri, anche dopo la vaccinazione? Secondo quanto riportato dall’Iss (Istituto Superiore di Sanità), non esistono dati certi, almeno per il momento: “Non è ancora chiaro, ma sono in corso studi in merito, se il vaccino protegge solo dalla malattia o impedisce anche l’infezione – si legge sul sito dell’Istituto – Almeno in un primo momento anche chi è vaccinato dovrebbe mantenere alcune misure di protezione”.

Da cosa deriva questa apparente incongruenza? Da un lato il discorso si ricollega a quanto detto precedentemente a proposito dell’efficacia: una piccola porzione di chi riceve il vaccino potrebbe comunque ammalarsi, ed ammalandosi sarebbe poi in grado di diventare veicolo di contagio. Dall’altro gli scienziati non conoscono ancora con assoluta certezza il tipo di immunità offerta da questi vaccini.

Il tipo di immunità che offrono i vaccini contro il Covid-19

I vaccini, infatti, possono risultare efficaci in due modi: o impedendo del tutto l’infezione o inibendo la capacità del virus di causare la malattia. Nel primo caso, definito “immunità sterilizzante”, la persona vaccinata che entra in contatto con il patogeno non si ammala e non risulta contagiosa per gli altri, perché nel proprio organismo non ci sarà traccia del virus. Nel secondo caso la persona è immune alla malattia, non si ammala, ma può comunque portare dentro di sé il virus e trasmetterlo ad altri.

Comprendere appieno quale di questi due meccanismi sia alla base dei vaccini anti-Covid avrà importanti ripercussioni sul raggiungimento dell’immunità di gregge e, in tal senso, i risultati dei primi studi sono incoraggianti. Per il futuro diventerà quindi cruciale raccogliere più dati possibile, tenendo in considerazione sia la diversità dei vaccini utilizzati nelle varie aree del mondo, sia l’incognita rappresentata dalle varianti del virus.

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2021 21:49