A fine anno, ad andare in pensione sarà il sistema Quota 100. Chi è prossimo a questo traguardo rischia quindi di non poterlo raggiungere per altri 5 anni, un intervallo di tempo chiamato “scalone”. Le soluzioni al problema sono molte e molto dibattute, ma il Decreto Sostegni Bis si muove già per potenziare il contratto di espansione.
Pensioni: contratto di espansione per il “dopo quota 100”
Al momento, Quota 100 consente di anticipare la pensione a 62 anni di etĂ per chi ha maturato 38 anni di contributi fino al 31 dicembre 2021. Quando scadrĂ , oltre questa data, la pensione sarĂ raggiungibile solo a partire dai 67 anni di etĂ .
Una prima soluzione è rappresentata dal contratto di espansione, introdotto del Decreto Crescita del 2019 ma solo per le aziende con oltre 1.000 lavoratori e offrendo un anticipo di 2 anni. L’ultima manovra ha incluso anche le aziende di medie dimensioni, quindi con almeno 250 dipendenti. Ora si intende coinvolgere le aziende fino a 100 dipendenti.
Pensioni: come funzionerĂ il contratto di espansione
Il contratto di espansione consente di mandare in pensione i lavoratori fino a 5 anni prima dei normali requisiti, su base volontaria. Per farlo, è richiesto di stipulare un accordo tra azienda e sindacati, presso il Ministero del Lavoro. I 5 anni possono anticipare sia la pensione di vecchiaia (a 67 anni di età ) sia quella di anzianità (con 42 anni e 10 mesi di contributi).
Il lavoratore che decide di aderire al contratto di espansione percepirà una pensione pari a quella maturata al momento dell’uscita. Il costo, fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia o anzianità , sarà sostenuto dall’azienda; l’azienda però vedrà scalato il valore della Naspi che sarebbe spettata al lavoratore in prepensionamento.
Un’altra possibilità è quella di ridurre l’orario di lavoro dei lavoratori che ancora non possono accedere allo “scivolo”: la riduzione potrà essere al massimo del 30% e si tratterà di una speciale cassa integrazione senza costi per le aziende.
Pensioni e nuove assunzioni con il contratto di espansione
L’obiettivo principale del contratto di espansione è evitare il fenomeno degli esodati, permettendo allo stesso tempo l’assunzione di nuove risorse. L’accordo tra le aziende e i sindacati, infatti, deve prevedere un certo numero di assunzioni. Le aziende con più di 1.000 dipendenti potranno assumere 1 nuovo lavoratore ogni 3 esodati. Per quest’anno, le assunzioni dovranno avvenire entro la fine del 2021.
Il calcolo dell’indennità mensile per chi aderisca al contratto di espansione, per le 13 mensilità , verrà fatto dall’Inps. Sarà basato sul trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto di lavoro. La mensilità , tassata ordinariamente, non è reversibile.
Contratto di espansione: i dubbi dei sindacati
Il contratto di espansione suscita però perplessità nella Cgil: “Rischia il flop” perché troppo costoso per le aziende. Nel caso l’anticipo fosse solo due anni, sarebbe poco conveniente anche per i lavoratori. Il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, chiede al Governo risorse e un tavolo di confronto.


