Vai al contenuto

Bossetti, caso Yara – Parla il legale di Bossetti: “Un’indagine qualitativamente scarsa”

Pubblicato: 01/06/2021 10:29

Nelle scorse settimane la Cassazione si è di nuovo espressa a favore di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio il 26 novembre del 2010: i suoi legali avevano chiesto di conoscere la modalità di conservazione dei reperti, dopo che per ben due volte si sono visti negare dagli stessi un’istanza riguardo le modalità operative con cui gli stessi sono stati analizzati e che ora è stata accolta. Ora parla Claudio Salvagni, uno dei legali di Massimo Bossetti, per chiarire quali saranno i prossimi passi.

Bossetti: l’avvocato parla dei reperti

C’è qualcosa che va oltre il classico ‘innamoramento della tesi’. Abbiamo assistito e continuiamo ad assistere alla strenua difesa di un’indagine qualitativamente scarsa e che non ha raggiunto una certezza granitica. Resto, infatti, sorpreso da questo valzer delle Procure dopo che la Corte di Cassazione da tempo ci ha autorizzato a effettuare nuovi esami“, riepiloga a Cusano Italia TV l’avvocato Claudio Salvagni, uno dei legali di Massimo Bossetti.

E per tre volte la Corte Suprema ci ha dato ragione dicendo che abbiamo il diritto di esaminare quei reperti e da ultimo i giudici hanno anche stabilito che abbiamo il diritto di conoscere lo stato di conservazione di quei reperti perché sono dei reperti fondamentali per arrivare alla verità“, sottolinea ancora, “Noi vogliamo esaminare quei 54 campioni di Dna trovati sui vestiti della povera Yara, perché crediamo che lì ci siano le risposte a tutti i dubbi ancora in piedi in questa lunga vicenda. Visto che Dna nucleare e Dna mitocondriale, esaminati dai periti dell’accusa, non combaciano con quelli di Bossetti“.

Come sta Massimo Bossetti

Ho trovato un Bossetti molto in tensione per questi ultimi sviluppi, ma anche fiducioso“, racconta l’avvocato che ha parlato con il suo assistito di recente. “Massimo Bossetti ha sempre chiesto, fin dai vari processi, l’unica cosa che avrebbe potuto dimostrare veramente la sua colpevolezza o innocenza: la perizia sul Dna. Questo perché abbiamo sempre sostenuto e continuiamo a sostenere che quel Dna lì era sbagliato, che il Dna di ‘Ignoto 1’ non è riferibile a Massimo Giuseppe Bossetti e l’unico modo per dimostrarlo, era effettuare quella perizia sempre chiesta e sempre negata“, ha aggiunto.