Gennaio appare sempre più come un mese caratterizzato dai rincari. Dopo il rialzo dei prezzi in bolletta, si prospetterebbe anche un aumento dei prezzi delle bottiglie d’acqua. Ecco quanto potrebbero costare in più e perché sembra inevitabile procedere in questa direzione.
Acqua in bottiglia, di quanto aumenteranno i prezzi nel 2022
La richiesta di aumentare i prezzi delle bottiglie di acqua arriva da Mineracqua, un’associazione che riunisce 140 produttori di acqua minerale italiani. Si tratta di un mercato che fattura 3.500.000.000€ ma che, per una complessa serie di dinamiche, si è risolto a richiedere alla grande distribuzione un aumento del 10%-15% sulle bottiglie. Il prezzo di una bottiglia è determinato solo al 10% dal costo dell’acqua, come spiega Ettore Fontana, vicepresidente di Mineracqua al Sole24Ore. Il restante 90% è l’insieme di diverse voci, dalla plastica Pet al trasporto, ed è quello colpito dai rincari più pesanti.
Perché sono attesi aumenti nei prezzi delle bottiglie d’acqua, tra caro energie e materie prime
Secondo Fontana, il Pet (polietilene tereftalato) ha visto un aumento del proprio costo pari all’84% rispetto a dicembre 2020, passando da 750€ a 1.400€ alla tonnellata. La situazione non sarebbe migliore neanche per il Pet riciclato, sempre più presente nell’industria delle bottiglie d’acqua: il suo prezzo è infatti aumentato da 1.200€ a 2.000€ alla tonnellata, dunque del 66%. Il vicepresidente Fontana precisa che a questi rincari si aggiungono anche gli aumenti che hanno interessato materie prime come il vetro (+15%) e la carta (+40%), ma anche l’energia (+86%), il costo dei trasporti (+15%) e dei noli (+500%). Il gas metano a dicembre avrebbe registrato un aumento, per il settore legato alla produzione di bottiglie d’acqua, pari al 420% nel mese di dicembre.
Tutti questi aumenti sembrano avere come conseguenza probabile l’uscita dal mercato di alcune etichette. Secondo Mineracqua, dunque, sarebbe più corretto parlare di adeguamento dei prezzi anziché di aumento. La richiesta alla grande distribuzione è dunque quella di adeguare i prezzi del 10%-15%, che per il consumatore si tradurrebbe in un rincaro dell’ordine dei centesimi per ogni bottiglia acquistata.