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Stefano Cucchi, processo per depistaggio: chieste dal Pm condanne per 8 carabinieri imputati

Pubblicato: 23/12/2021 19:51

Sono 8 le condanne richieste per rispettivi imputati, dal pm Giovanni Musarò, nel contesto del processo per depistaggio nato dopo l’inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi, che a sua volta portò al processo Cucchi-bis ed alle condanne di Raffaele D’Alessandro, Alessio Di Bernardo e Roberto Mandolini.

Oggi il Pm Musarò ha sollecitato condanne per reati che vanno dal falso, al favoreggiamento , fino a calunnia e omessa denuncia. Le accuse riguarderebbe ciò che sarebbe stato fatto e deciso da alcuni vertici dell’Arma, dopo la morte di Stefano Cucchi, nell’ottica di nascondere la verità sulla morte del ragazzo.

Stefano Cucchi, gli imputati e le accuse di depistaggio

Ciò che racconta l’accusa in merito all’attività di depistaggio è semplice quanto atroce: “Sono state alzate tante cortine fumogene che cercheremo di diradare. Il depistaggio del 2009 è particolare. E questo perché nel 2009, soprattutto dopo la pubblicazione delle fotografie del cadavere di Stefano Cucchi, con il volto tumefatto, tutti chiedono la verità sulla sua morte. Viene organizzata un’attività di depistaggio che viene portata avanti scientificamente”. A processo, per l’organizzazione e la gestione di questa attività di depistaggio, sono il generale Alessandro Casarsa, l’allora comandante di Tor Sapienza Massimiliano Colombo Labriola, l’allora comandante del reparto operativo dei carabinieri Lorenzo Sabatino, il capufficio Francesco Cavallo, l’attuale maggiore Luciano Soligo, il carabiniere Luca De Cianni, l’ex comandante Tiziano Testarmata e Francesco di Sano. Le pene richieste da Musarò vanno da un minimo di un mese e 1 anno di reclusione (per Colombo labriola) e 7 anni di reclusione (Casarsa).

Stefano Cucchi, parla Musarò: “Attività di depistaggio ostinata”

A contare particolarmente, nel corso di questo processo, sono le testimonianze: in particolare quelle di Pietro Schirone e Stefano Mollica, che videro Stefano Cucchi dopo il pestaggio. È  Repubblica a riportare una delle parti fondamentali della tesi di Musarò: “Si è voluto riscrivere una verità. Il politraumatizzato Stefano Cucchi che muore di suo, e sono riusciti a farlo credere, incredibilmente, per sei anni. C’è stata un’attività di depistaggio ostinata, che a tratti definirei ossessiva. I fatti che oggi siamo chiamati a valutare non sono singole condotte isolate ma un’opera complessa di depistaggi durati anni”.