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Cucchi, chiesti due milioni di euro di risarcimento nel processo depistaggi: “Siamo stati carne da macello”

Pubblicato: 07/01/2022 19:58

La famiglia di Stefano Cucchi, tramite un intervento del suo legale, ha chiesto un risarcimento milionario nell’ambito del processo sui depistaggi in corso a Roma. Sono 8 i Carabinieri coinvolti, accusati a vario titolo di aver fatto di tutto per nascondere la verità sulla morte del geometra 31enne, per la quale al momento sono stati condannati in appello Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro.

La famiglia Cucchi chiede 2 milioni di risarcimento: “Nascoste responsabilità gravi”

I riflettori sul caso Stefano Cucchi, dopo la condanna per omicidio preterintenzionale dello scorso 7 maggio, sono puntati ora sugli 8 Carabinieri coinvolti nel processo per depistaggio. Il pm Musarò ha chiesto condanne per reati che vanno dal falso, al favoreggiamento, fino a calunnia e omessa denuncia per il pestaggio e la morte di Stefano Cucchi. Secondo l’accusa, sarebbe stato ordita “un’attività di depistaggio portata avanti scientificamente” per assicurarsi che la verità sulla morte del 31enne non venisse a galla.

Oggi invece, riporta Adnkronos, nell’aula bunker di Rebibbia è intervenuto il legale della famiglia di Stefano Cucchi, Fabio Anselmo, che da parte civile ha avanzato una richiesta di risarcimento di oltre 2 milioni di euro, oltre ad una provvisionale di 750mila euro. L’avvocato ha detto: “Siamo stati carne da macello per queste persone, ma noi siamo esseri umani: è stato fatto di tutto per nascondere responsabilità gravi”.

Processo per depistaggio sulla morte di Stefano Cucchi: la richiesta del pm

Il legale di Ilaria Cucchi e dei genitori di Stefano sono più che d’accordo con la richiesta di condanna del pubblico ministero: “È stata una vicenda tremenda per la famiglia, per gli agenti penitenziari, per lo Stato, e anche per l’Arma che è parte civile” ha dichiarato secondo quanto riporta l’agenzia. I depistaggi, ha aggiunto, “sono stati finalizzati, fin dal primo momento, ad allontanare qualsivoglia responsabilità delle istituzioni dello Stato sulla sua morte, quando Stefano era proprio nelle mani dello Stato“. La pena più severa (7 anni) il pm Musarò l’ha richiesta per il generale Alessandro Casarsa, definito “anima nera” da Anselmo: “È lui l’uomo operativo: si è tentato di farci credere che nessuno sapeva nulla, che le notizie venivano apprese dalla stampa. La cosa che più mi ha stupito in questo processo è che si è negata l’evidenza, la logica, fino alla fine“.

Su Colombo Labriola (chiesto 1 anno e un mese per lui), l’avvocato dei Cucchi ha invece detto: “Non si può non apprezzare il suo comportamento processuale, il suo coraggio nel tenere testa ai superiori, la sua onesta’ intellettuale nel riferire ciò che andava anche contro di sé“. Per quanto riguarda gli altri imputati, chiesti 5 anni e 6 mesi per il Colonnello Francesco Cavallo, 5 anni per il Maggiore Luciano Soligo e il maresciallo Luca De Cianni, 4 anni per il Capitano Testarmata, 3 anni per l’Appuntato Di Sano e 3 anni per il Colonnello Sabatino.