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Scuola in trincea, braccio di ferro del governo: è caos, per il rientro in sicurezza non si è fatto abbastanza

Pubblicato: 09/01/2022 12:31

Non c’è pace per la scuola, che ancora una volta paga il prezzo più alto del Covid-19. La variante Omicron fa impennare i contagi, ma il governo vuole tenere aperte le classi per un ritorno in presenza dei ragazzi, mentre le Regioni, con presidi e sindacati, prospettano il pericolo di un ritorno in dad in pochi giorni. Mentre le ordinanze fioccano, esperti e osservatori accusano la maggioranza guidata da Mario Draghi di non aver fatto abbastanza per consentire un rientro in sicurezza. Nelle scuole è saltato il tracciamento, con i presidi che avvertono sulle difficoltà di assicurare le lezioni con buona parte del personale scolastico già in quarantena.

Scuola, scontro tra governo, Regioni e presidi: a pagare sono i ragazzi

La scuola è la grana che il governo si trova a dover disinnescare in queste ore, con l’annuncio di un ritorno tra i banchi lunedì 10 gennaio duramente contestato. I governatori sembrano pronti a impedire l’apertura a colpi di ordinanze, che l’esecutivo che minaccia di impugnarle per garantire agli studenti un rientro in presenza. Fondamentale, infatti, assicurare una parvenza di normalità ai giovanissimi, i più colpiti dall’impatto psicologico della pandemia.

Lo spiega chiaramente ad ANSA David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale ordini degli psicologi, che denuncia i problemi psicologici che affliggono i ragazzi e le ragazze. Lazzari si riferisce ai “dati che mostrano il disagio tra gli under 18, uno su quattro con disturbi di ansia o depressione. I dati sul malessere legati alla dad, che riguardano la metà dei ragazzi. I problemi si rincorrono quando invece andrebbero prevenuti“. In particolare pesa l’esclusione dalla Legge di Bilancio del Bonus psicologo, che avrebbe potuto aiutare molti giovani a ricevere assistenza psicologica.

Il ministro Bianchi: “Il ritorno a scuola una misura sanitaria importante”

La dad, in ogni caso, va scongiurata con ogni mezzo per il governo Draghi, come spiegato dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi a Sky TG24. “Abbiamo affermato il principio importante per tutti i bambini di questo Paese, per tutti i ragazzi e le ragazze, di avere una scuola in presenza“, ha dichiarato il ministro, “Lo abbiamo visto lo scorso periodo quanto fosse difficile anche poter gestire la scuola a distanza. Nel decreto abbiamo regolato anche la possibilità, laddove vi siano casi specifici e mirati, di un uso della didattica a distanza per un tempo preciso e in situazioni molto precise“.

Bianchi spiega che la scuola in presenza è stata confermata come “principio base“, e una situazione possibilmente “fuori controllo“, cioè il ricorso alla dad, è stata regolata. “Il contagio non è avvenuto nelle scuole, tant’è vero che l’aumento dei contagi è avvenuto in un periodo in cui la scuola era chiusa“, continua Bianchi, “Noi a scuola diamo la possibilità a tutti i ragazzi di essere presenti, in una situazione controllata. Se lasciamo i ragazzi a casa, questi sono non soltanto in situazioni molto diversificate tra di loro, ma soprattutto si incontrano ancora, sono ancora in condizioni di essere contagiati e contagiare chiunque. Insistere sul principio base della presenza è anche una misura sanitaria importante, perché permette a tutti i ragazzi di essere in una situazione controllata“.

I presidi avvertono: troppi studenti e docenti in quarantena

La volontà di tenere aperte le scuole si scontra con la realtà che molti presidi e sindacati dipingono. Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, spiega che “la scuola, in questo momento, sta svolgendo una funzione di supporto al sistema sanitario e ha chiesto che vengano fornite ai dirigenti scolastici indicazioni chiare e applicabili, per garantire una maggiore efficacia nella gestione dei casi che si stanno presentando“.

In particolare preoccupa il numero di personale e studenti positivi, che “in alcune scuole, ha raggiunto l’ordine delle decine e addirittura centinaia e questo rende quasi impossibile attuare le procedure previste“. Mancano le forniture di mascherine FFP2, continua Giannelli, e non sono stati forniti i “dati effettivi sulle classi in dad, sulle unità di personale sospeso e sul numero di dipendenti e di alunni in quarantena. Numeri che, temiamo, cresceranno nei prossimi giorni“.

Le recriminazioni al governo: per la scuola si è fatto poco

Nonostante le buone intenzioni, non sono in pochi a puntare il dito contro il governo per non aver agito in modo da garantire un rientro in sicurezza nelle scuole. Per quanto riguarda i vaccini, solo il 14,3% è stato vaccinato con almeno una dose della fascia 5-11 anni, percentuali che scendono quasi a 0 per coloro che hanno completato il ciclo. Il comitato “Priorità alla Scuola”, denuncia inoltre che “nulla è stato fatto negli ultimi 2 anni dai governi in termini di finanziamento e organizzazione perché questa riapertura sia duratura e sicura“.

Il movimento formato da insegnanti, educatori, genitori e studenti sottolinea come durante i momenti di allentamento dei contagi “si è persa l’occasione per introdurre miglioramenti, piccoli e grandi, che avrebbero evitato l’emergenza seguente. Registriamo sconcertati che, a differenza dei principali Paesi europei, le misure di tracciamento per il contenimento del contagio nelle scuole italiane continuano a essere sottovalutate“.

La FLC CGIL denuncia l’abbandono da parte del governo di misure come il distanziamento e lo sdoppiamento delle classi. Le procedure del governo sono basate su tracciamenti che, sottolineano i sindacalisti, “in questo difficile momento, le ASL non sono più in grado di assicurare“. Si rischia di trovarsi “in una situazione in cui tutte le difficoltà di gestione dell’aumento dei contagi ricadranno sulle scuole. Tutto questo a causa di scelte mancate in termini di organico aggiuntivo, spazi, strutture adeguate e per l’insufficienza del personale che possa far carico tempestivamente dei tracciamenti“.

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2022 12:35