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Conte, Letta e Speranza in coro: no a Berlusconi al Quirinale, ma manca ancora il nome del centrosinistra

Pubblicato: 19/01/2022 19:40

Si entra nel fine settimana decisivo per le elezioni del Presidente della Repubblica: dopo gli incontri del centrodestra, che hanno per ora portato ad un timido sostegno alle velleità di Quirinale di Silvio Berlusconi, tocca ora al centrosinistra riunirsi e trovare un’intesa comune. Giuseppe Conte, Enrico Letta e Roberto Speranza sono concordi su un punto: l’impresentabilità del Cavaliere. Sul resto, però, è ancora il vuoto.

Incontro tra M5S, PD e Articolo Uno: tutti d’accordo sul no a Berlusconi

Anche il centrosinistra al lavoro per una strategia comune per il futuro del Quirinale del post-Mattarella: il 24 gennaio inizieranno ufficialmente le votazioni e la certezza al momento è solo una, ovvero che il nome di Silvio Berlusconi non può essere considerato. Come sostenuto da Enrico Letta già nei giorni scorsi, è impensabile l’elezione a Presidente della Repubblica di un nome così divisivo, così di parte e così controverso come il leader di Forza Italia ed ex premier. Nell’incontro di oggi tra il segretario PD, il capo politico del M5S Giuseppe Conte e il segretario di Articolo Uno Roberto Speranza si è sottolineato proprio questo: “Siamo disposti ad adottare qualsiasi strategia per far saltare la candidatura di Silvio Berlusconi, compresa l’uscita dall’Aula” avrebbero detto fonti dell’M5S dopo l’incontro, cita Adnkronos.

Al termine dell’incontro, ha fatto anche sorridere il tweet fotocopia dei tre leader: “Ottimo incontro. Lavoreremo insieme per dare al Paese una o un Presidente autorevole in cui tutti possano riconoscersi. Siamo aperti al confronto. Nessuno può vantare un diritto di prelazione” hanno scritto, riferendosi ovviamente alle presunte pretese del centrodestra sulla scelta del nome per il Quirinale basate sui numeri e i rapporti di forza in Parlamento.

Il centrosinistra tra l’incudine e il martello: il caso Mario Draghi

Mentre il centrodestra si interroga se il sostegno al nome di Berlusconi non sia un suicidio politico per le imminenti elezioni, la sinistra è concorde per ora solo sul “No” secco al Cavaliere. E stop. Al momento, infatti, non è emerso un nome da proporre a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. La questione è spinosa e ruota attorno al nome di Mario Draghi: sulla carta, sarebbe il nome in grado di mettere tutti d’accordo, per importanza e prestigio internazionale l’attuale premier sarebbe il perfetto Presidente della Repubblica. Promuovere Draghi, però, significherebbe di fatto mettere fine a questa esperienza di Governo e ad una maggioranza che si regge proprio sull’ex presidente della Bce. Per questo l’M5S non vuole Draghi al Quirinale e anzi spinge perché rimanga al suo posto, mentre il PD sarebbe forse ben più felice di supportare il premier. Trovare un nome condiviso in grado di garantire continuità di Governo e allo stesso tempo accontentare le diverse esigenze di “potere” tra destra e sinistra, sarà parecchio complicato.

Se la sinistra piange, la destra non ride: l’operazione scoiattolo è già fallita?

Da una parte non c’è ancora un nome, dall’altra ci si interroga se quello sbandierato non sia un errore: sotto sotto, viene riportato dagli osservatori politici, Salvini e la Meloni potrebbero non essere così sicuri del sostegno a Silvio Berlusconi. Il timore è che l’ex Cav stia andando a sbattere contro uno scoglio e i due leader del centrodestra non vogliono essere su quella barca quando succederà. Il diretto interessato, per questo, potrebbe essere sul punto di cambiare idea: il “centralinista” Vittorio Sgarbi ieri ha dichiarato che l’operazione scoiattolo con cui Berlusconi sta provando a raccattare voti sarebbe già fallita. Troppo lontana la “Quota 100” necessaria, il pallottoliere al momento segnerebbe solo 15-20 voti. Il leader di Forza Italia, da parte sua, ha negato di aver gettato la spugna: Salvini avrebbe chiesto entro domani una decisione definitiva. Se dovesse ritirarsi Berlusconi, la distanza con la sinistra si accorcerebbe notevolmente, ma il problema resterebbe lo stesso: qual è il nome giusto per il Quirinale?