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Il monologo di Drusilla Foer al Festival di Sanremo 2022: testo integrale dell’inno all’unicità e all’ascolto

Pubblicato: 04/02/2022 02:01

La terza serata del Festival di Sanremo è giunta al termine e con essa la partecipazione di Drusilla Foer come co-conduttrice della serata. Una presenza che non ha deluso le attese non solo quelle dei fan ma anche degli spettatori in teatro e da casa che si sono lanciati in migliaia di commenti di apprezzamento sui social.

La partecipazione di Drusilla si è chiusa con un monologo anticipata da una simpatica gag, con lei che sta lasciando l’Ariston con il suo staff con tanto di abiti e borsoni, e poi l’assenza del

Il monologo di saluti di Drusilla Foer è l’inno all’unicità

Drusilla Foer ha letteralmente mangiato la scena in questa terza serata e il suo monologo finale è stata la ciliegina nel cocktail, quel tocco in più che fa “Ora che son qui non so che fare, no perché cantare m’ha fatto passare la voglia. Potrei parlare (…) quell’essere mostruoso, no vabbè potrei parlare, ci sono tanti temi che affollano la mia mente e affollano la società dove viviamo ma non è cjhe possa a quest’ora ammorbare il pubblico ‘Ecco Drusilla Foer che parla di fluidità, di integrazione e di diversità, forse dovrei non so”.

“Diversità è una parola che proprio non mi piace, ha in se qualcosa di comparativo una distanza che proprio non mi convince, no. Io credo che quando la verbalizzo sento sempre che tradisco qualcosa che sento o che penso. Io trovo che le parole siano come gli amanti, quando non funzionano più vanno cambiate subito” dice ancora Drusilla, arrivando al clou: “E quindi ho cercato un termine che potesse degnamente sostituire una parola che per me è incompleta e ne ho trovato uno che per me è convincente ‘unicità’. Unicità mi piace, è una parola che piace a tutti perché tutti noi siamo capaci di notare l’unicità dell’altro e pensiamo di essere unici no?”

Facile? per niente, per comprendere la propria unicità e accettare la propria unicità è necessario capire di cosa è composta la nostra unicità di che cosa è fatta, di che cosa siamo fatti noi. Certamente delle cose belle no? Le emozioni i valori le convinzioni i talenti. E si però dei talenti bisogna allenarli, vanno seguiti, delle proprie convinzioni bisogna avere la responsabilità delle proprie forze, averne cura (….) queste son le cose che sulla carta son fighe”.

L’invito ad ascoltare il prossimo

Drusilla Foer ha poi proseguito nel suo monologo parlando di come l’unicità e l’ascolto del prossimo vadano a braccetto: “Immaginate quando si comincia e i dolori che vanno affrontati, e le paure che vanno esorcizzate, le fragilità che vanno accudite, bisogna prendersene cura…. si bisogna entrare in contatto con la propria unicità come si fa a tenere insieme queste cose che ci compongono. (…) Si prendono per mano tutte le cose che ci abitano e si portano in alto. si sollevano insieme a noi nella purezza dell’aria nella libertà del vento alla luce del sole in un grande abbraccio innamorato e gridiamo che bellezza! tutte queste cose sono io, sarà una figata pazzesca”.

“Sarà una figata pazzesca e sarà bellissimo abbracciare la nostra unicità e a quel punto io credo che sarà più che probabile aprirsi all’unicità dell’altro e uscire da questo stato di conflitto che ci allontana. io credo di si”.

“Allora amici miei io sono già una persona molto fortunata ad essere qui, ma vi chiedo un’altra regaolo, date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo insieme l’atto rivoluzionario, il più grande atto rivoluzionare che si può fare oggi che è l’ascolto di se stessi, l’ascolto degli altri delle unicità promettetemi vi pregio che ci ascolteremo, confrontiamoci (…) che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni. Facciamo scorrere i pensieri in libertà senza pregiudizio e senza vergogna, facciamo scorrere i sentimenti con libertà liberiamo i pensieri dall’agonia dell’immobilità immaginate se il mondo non ruotasse (…) se tutto il buio fosse nero pesto”.

A conclusione del monologo, Drusilla Foer ha finalmente concluso la serata come voleva iniziarla, ovvero cantando.