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Joseph Ratzinger scrive una lettera sugli abusi sessuali su minori nella diocesi di Monaco: “Profonda vergogna”

Pubblicato: 08/02/2022 17:21

Il Papa emerito Benedetto XVI ha reso pubblica un lettera in merito al caso di abusi che ha sconvolto le diocesi di Monaco e Frisinga, sono stati più di 500 i casi individuati dal 1945 al 2019. Uno scandalo che ha coinvolto anche il nome di Joseph Ratzinger che tra il 1977 e il 1982 è stato arcivescovo di Monaco, il Papa emerito è stato accusato di essere stato a conoscenza della vicenda e di averne taciuto in merito a 4 casi.

Nella lettera Benedetto XVI affronta il doloroso tema degli abusi, accennando anche al tema della sua morte imminente.

La lettera di Benedetto XVI sugli abusi a Monaco

Nella lunga lettera scritta dal Papa emerito Benedetto XVI, si legge una risposta a tutte le accuse che gli sono state rivolte: “Posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono”

Riguardo alle vittime, Ratzinger chiede perdono: “Come in quegli incontri, ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono. Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso”. 

Il senso di colpa di Ratzinger

“Mi colpisce sempre più fortemente che giorno dopo giorno la Chiesa ponga all’inizio della celebrazione della Santa Messa – nella quale il Signore ci dona la sua Parola e se stesso – la confessione della nostra colpa e la richiesta di perdono. Preghiamo il Dio vivente pubblicamente di perdonare la nostra colpa, la nostra grande e grandissima colpa. È chiaro che la parola ‘grandissima’  non si riferisce allo stesso modo a ogni giorno, a ogni singolo giorno. Ma ogni giorno mi domanda se anche oggi io non debba parlare di grandissima colpa. E mi dice in modo consolante che per quanto grande possa essere oggi la mia colpa, il Signore mi perdona, se con sincerità mi lascio scrutare da Lui e sono realmente disposto al cambiamento di me stesso”

“Non sono un bugiardo”

Ratzinger ha poi smentito alcuni punti relative alle accuse gli sono state rivolte, in un passaggio della lettera si legge: “Nel lavoro gigantesco di quei giorni è avvenuta una svista riguardo alla mia partecipazione alla riunione dell’Ordinariato del 15 gennaio 1980. Questo errore, che purtroppo si è verificato, non è stato intenzionalmente voluto e spero sia scusabile. Ho già disposto che da parte dell’arcivescovo Gänswein lo si comunicasse nella dichiarazione alla stampa del 24 gennaio 2022. Esso nulla toglie alla cura e alla dedizione che per quegli amici sono state e sono un ovvio imperativo assoluto”.

Il Papa emerito ha aggiunto: “Mi ha profondamente colpito che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo. Tanto più mi hanno commosso le svariate espressioni di fiducia, le cordiali testimonianze e le commoventi lettere d’incoraggiamento che mi sono giunte da tante persone. Sono particolarmente grato per la fiducia, l’appoggio e la preghiera che Papa Francesco mi ha espresso personalmente. Vorrei infine ringraziare la piccola famiglia nel Monastero Mater Ecclesiae la cui comunione di vita in ore liete e difficili mi dà quella solidità interiore che mi sostiene”.

Le parole di Joseph Ratzinger sui suoi ultimi anni di vita

Nella sua lettera Ratzinger ha parlato anche dei suoi ultimi giorni: “Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato”. 

“In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte”.

Ultimo Aggiornamento: 08/02/2022 21:14