Vai al contenuto

Il Presidente Mattarella si “taglia” lo stipendio e rinuncia al vitalizio da ex parlamentare

Pubblicato: 03/03/2022 18:34

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso di “tagliarsi” lo stipendio; nonostante ne abbia pienamente diritto il Capo dello Stato ha rinunciato a parte del compenso che gli spetterebbe, rinunciando anche alla pensione o vitalizio che gli spetterebbe in quanto ex parlamentare.

L’annuncio della decisione è arrivato attraverso una nota ufficiale diramata dal Quirinale. Una decisione che è stata accolta di buon grado dai cittadini che si sono riversati sui social con commenti di apprezzamento definendo per lo più Mattarella con l’appellativo di “galantuomo”.

Lo scorso 3 febbraio Sergio Mattarella ha prestato nuovamente giuramento come Capo dello Stato dopo una lunga settimana di votazioni per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Una decisione, la sua, di ritornare al Quirinale presa con forte senso di responsabilità e sacrificio, che lui stesso ha richiamato durante il suo discorso di insediamento.

Mattarella si “taglia” lo stipendio

Si tratta di un taglio di 60mila euro rispetto a quello che gli spetterebbe per legge, è questa la decisione presa da Sergio Mattarella e comunicata nelle scorse ore. In quanto Capo dello Stato il Presidente della Repubblica avrebbe dovuto ricevere un compenso di 239mila euro lordi (annuali) ma ha bensì richiesto che il suo trattamento sia pari a quello pensionistico che riceve dall’Inps in merito ai suoi anni come docente universitario, ovvero di 179mila euro.

La rinuncia di Mattarella al vitalizio

Sergio Mattarella ha anche confermato di rinunciare all’adeguamento dell’assegno personale all’indice dei prezzi di consumo (adeguamento Istat) che avrebbe aumentato il suo stipendio di 16mila euro. Inoltre, sempre Mattarella ha confermato, come per il settennato trascorso, di non percepire né ora né in futuro il pagamento della pensione come ex parlamentare, ovvero il vitalizio.

Mattarella è stato docente presso l’Istituto di Diritto Pubblico dell’Università di Palermo, come collaboratore di Pietro Vigra (sul finire degli anni ’60). È stato anche professore associato e docente di diritto parlamentare fino al 1983.