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Bracconaggio sui primati, nasce un centro di accoglienza psicologica per aiutarle a superare il trauma

Pubblicato: 13/03/2022 23:48

La Repubblica Democratica del Congo ha avviato un progetto per aiutare le scimmie vittime di bracconaggio. Si tratta di un progetto che vuole aiutarle a superare il trauma causato dalle azioni dei bracconieri, compresa la detenzione illegale.

Apre un centro di riabilitazione per i primati in Congo

Questo centro nasce in un territorio difficile, dove le rappresaglie sono all’ordine del giorno. La Repubblica Democratica del Congo è infatti pervasa da gruppi armati che si contendono diverse zone del paese e questo provoca forte insicurezza all’interno dei villaggi; lo scorso anno proprio in una di queste aree è rimasto ucciso l’ambasciatore italiano Luca Attanasio insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci.

Creato nel 2002 dall’Istituto congolese per la Conservazione della Natura (ICCN) e dal Centro di ricerche in Scienze Naturali (CRSN), si trova vicino al Parco Nazionale Kahuzi-Biega. Il parco è molto grande, con 60mila ettari di terreno posti fra due vulcani spenti: i monti Kahuzi (3308 metri di altezza) e il monte Biega (2790 metri) a Sud Kivu. 

L’oasi per l’accoglienza e la riabilitazione dei primati e degli animali vittime di bracconaggio e detenzione illegale è situata a Lwiro, a sud di Kivu. All’interno del centro sono presenti circa 110 scimpanzé e 250 gorilla, che consumano una quantità di cibo pari a 6 chili a testa, fra frutta e semi. Mentre i piccoli scimpanzé rimasti orfani, vengono nutriti artificialmente dagli addetti ai lavori

Il processo di cura degli animali  

Gli animali accolti al centro vengono accuditi e, prima di essere rimessi in libertà, vengono sottoposti anche ad un processo curativo sul fronte psicologico.

Molti degli ospiti della struttura sono primati rimasti vittime di detenzione violenta da parte dei bracconieri oppure costretti in case come trofei. Un esempio è quello di Tarzan, primate trovato poco più a nord rispetto al centro di accoglienza. Attualmente si trova rinchiuso in una gabbia: presenta ancora delle ferite sulla testa che si devono rimarginare e viene tenuto isolato perché non in grado di essere inserito all’interno di un gruppo. All’interno del centro, infatti, una riabilitazione completa a livello psicologico può richiedere settimane o mesi.  

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2022 13:46