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Patrick Zaki, il racconto dell’esperienza in Egitto: “Appena sono stato fermato ho capito cosa stava per succedere”

Pubblicato: 16/03/2022 13:27

Patrick Zaki è ancora in Egitto, in attesa di un giudizio che pesa enormemente sulla sua vita presente e futura. Durante un evento in streaming organizzato da Amnesty International, ha raccontato quanto può essere difficile fare attivismo in Egitto. Zaki è stato in regime di detenzione per due anni e rimarrà nel Paese fino al processo.

Patrick Zaki, ora libero ma in attesa di processo: “È una situazione terribile”

Il giovane studente di Bologna ha passato due anni nelle carceri egiziane, dopo essere stato fermato in aeroporto, il 7 febbraio 2020: stava tornando dalla sua famiglia per una breve vacanza.

Dalle sue parole traspare la difficoltà che tuttora vive nel Paese in cui si trova, e che gli ha dato i natali: “Essere un difensore dei diritti umani in Egitto non è facile, è una situazione terribile per tutti coloro che lottano per i diritti umani”.

Nel 2020 Patrick Zaki stava conducendo la tranquilla vita dello studente bolognese: studiava, usciva con gli amici e progettava il suo futuro. Sprofondare in quell’inferno è stato totalmente inaspettato: “Quando sono tornato in Egitto da Bologna non potevo prevedere cosa sarebbe successo, ma non appena sono stato fermato in aeroporto ho capito cosa stava per succedere. Anche se non pensavo si sarebbe protratto così a lungo, per due anni. Non è facile, è stato un periodo abbastanza lungo, quasi due anni, non è facile riassumere in poche parole quello che ho provato”.

Patrick Zaki, dalla detenzione alla liberazione: un incubo di due anni

Patrick Zaki è uno studente dell’Alma mater studiorum dell’università di Bologna: il 7 febbraio 2020 è volato in Egitto per fare visita alla sua famiglia e prendersi un momento di riposo dagli studi. Quello che invece è successo è che il giovane, identificato, è stato arrestato: l’arresto è stato convalidato il giorno dopo. Sotto accusa fin dall’inizio sono stati una decina di post sui social che il regime di Al Sisi avrebbe valutato di natura sovversiva e che avrebbe portato alla formulazione di accuse pesantissime: sovversione, propaganda terroristica, diffusione di notizie false, incitamento alla manifestazione illegale e minaccia alla sicurezza internazionale.

Durante il lunghissimo periodo di detenzione, terminato l’8 dicembre 2021 dopo l’udienza che ha portato alla scarcerazione, Patrick Zaki ha passato quasi tutto il tempo al carcere di Tora, al Cairo. Gli sono stati permessi solo due contatti con la famiglia (entrambi con la sola madre) e, secondo quanto riportato dal suo avvocato, Zaki sarebbe stato picchiato, bendato e torturato con scariche elettriche.

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