Vai al contenuto

Gas e crisi energetica: le proposte di Greenpeace, Legambiente e Wwf per ridurre la dipendenza dalla Russia

Pubblicato: 19/03/2022 16:45

La guerra in Ucraina ha dato ulteriore slancio al dibattito sulla dipendenza dal gas russo e sul ruolo delle energie rinnovabili nel breve e medio periodo. Greenpeace Italia, Legambiente e Wwf Italia si inseriscono in questa discussione, avanzando alcune proposte al governo Draghi per limitare l’utilizzo del gas e accelerare la transizione energetica del nostro Paese.

Proposto il tetto ai profitti delle compagnie che estraggono gas

Secondo le tre associazioni, alcuni importanti interventi normativi potrebbero ridurre i consumi di gas di 36 miliardi di metri cubi all’anno entro fine 2026. In particolare, si chiede al governo di autorizzare nuovi impianti basati su fonti rinnovabili per 90 gigawatt di potenza, cioè la metà dei 180 in attesa di autorizzazione. Il contemporaneo aggiornamento del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, inoltre, permetterebbe di prendere in considerazione l’obiettivo del 100% di energia elettrica derivata da fonti rinnovabili entro il 2035.

Nello stesso solco si colloca la proposta di sviluppare la produzione di biometano dai rifiuti solidi urbani, scarti agricoli e reflui zootecnici, ma anche di incentivare il fotovoltaico integrato sui tetti delle abitazioni e la sostituzione delle caldaie a gas utilizzate per il riscaldamento. Accanto a questi interventi si chiede poi di fissare, già da aprile 2022, un tetto ai profitti delle compagnie che estraggono e trasportano petrolio o gas fossile.

La dipendenza dal gas e il rischio di soluzioni anacronistiche

Le proposte di Greenpeace, Legambiente e Wwf, partono da un giudizio essenzialmente negativo sulle misure messe in atto dal governo Draghi in questi giorni: “Il problema evidente del salasso per famiglie e aziende è urgente da affrontare – spiegano in una nota le associazioni – ma le soluzioni adottate o prospettate dal governo sono anacronistiche e in controtendenza con l’urgente lotta alla crisi climatica”.

Secondo le tre organizzazioni, pensare ad un aumento della produzione nazionale di gas fossile, così come alla riapertura delle centrali a carbone, rappresenta un sostanziale passo indietro di decenni. Del resto, anche l’approvvigionamento di idrocarburi da Paesi terzi o la realizzazione di nuovi rigassificatori sembra porre sfide di grande portata, in uno scenario geopolitico che rischia di diventare sempre più instabile.

Per far fronte alla dipendenza dal gas russo e alla crisi energetica, si dovrà quindi passare da idee innovative e da una progressiva riduzione dei consumi: “Un obiettivo che si può raggiungere intervenendo soprattutto sulle prime tre voci di consumo, domestico e terziario, la produzione di elettricità e l’industria – concludono le associazioni – su cui bisogna operare con un forte sviluppo delle fonti rinnovabili, concrete politiche di risparmio energetico ed efficienza energetica in edilizia e l’innovazione tecnologica nelle imprese”.