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Yara Gambirasio, due indagati per depistaggio e frode processuale nel processo a Bossetti: usati reperti forse deteriorati

Pubblicato: 01/04/2022 10:55

Sono prossime alla conclusione le indagini portate avanti dalla Procura di Venezia e partite da una denuncia di Massimo Bossetti, condannato in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio. Le indagini vertono a comprendere se ci sia stata una cattiva conservazione dei campioni di Dna, che per questo motivo potrebbero deteriorarsi: ad essere iscritti al registro degli indagati sono un giudice del tribunale di Bergamo, Giovani Petillo, e la responsabile dell’ufficio corpi di reato, Laura Epis. Le ipotesi di reato sono depistaggio e frode processuale.

Massimo Bossetti, le richieste di analisi del Dna della difesa del muratore di Mapello

L’indagine portata avanti dalla procura di Venezia prende vita dopo che, per molteplici volte, i legali di Massimo Bossetti hanno chiesto di poter esaminare i reperti contenenti il Dna che ha rappresentato la prova regina nel processo contro il muratore di Mapello. L’esame dei reperti è sempre stato negato fino al 27 novembre 2019, data in cui il presidente della Prima Sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, autorizza la difesa all’analisi, salvo poi specificare poco tempo dopo che non sarebbe stato possibile fare una vera analisi bensì una semplice ricognizione.

Salvagni e Camporini e le continue richieste per vedere i reperti: “Quel Dna lì era sbagliato”

Gli avvocati Salvagni e Camporini, fin dall’inizio del processo sul caso Yara, hanno ribadito come ci fossero diversi punti da chiarire su quella che veniva definita la “schiacciante prova” del Dna. Nel 2020, a The Social Post, l’avvocato Salvagni aveva infatti commentato: “Abbiamo evidenziato che la consulenza effettuata dal Ris sul Dna nucleare presentava ben 261 anomalie. A fronte di queste e della incredibile mancanza del Dna mitocondriale abbiamo sempre chiesto di poterlo esaminare, perché è una cosa stranissima ed inspiegabile in natura”. L’analisi dei reperti, per i legali di difesa, potrà portare (quando sarà fatta) alla presentazione di una revisione del processo da parte della difesa. A Cusano Italia Tv, nel 2021, Salvagni aveva ribadito che fin dall’inizio Bossetti aveva preteso che il Dna fosse riesaminato: “Massimo Bossetti ha sempre chiesto, fin dai vari processi, l’unica cosa che avrebbe potuto dimostrare veramente la sua colpevolezza o innocenza: la perizia sul Dna. Questo perché abbiamo sempre sostenuto e continuiamo a sostenere che quel Dna lì era sbagliato, che il Dna di “Ignoto 1″ non è riferibile a Massimo Giuseppe Bossetti e l’unico modo per dimostrarlo, era effettuare quella perizia sempre chiesta e sempre negata”.

Ultimo Aggiornamento: 04/04/2022 11:03