La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia in merito ad un caso di violenza domestica finito in tragedia con la morte di un bambino. Il caso risale al 2018 ma i giudici di Strasburgo sono stati chiari, la responsabilità della tragedia va imputata all’Italia che non ha saputo proteggere la donna e i suoi figli.
Un episodio simile era già avvenuto nel 2017 quando la Corte aveva promulgato una sentenza simile relativa ad un caso risalente al 2015. All’epoca la sentenza condannava l’Italia per violazione del diritto alla vita e del divieto di trattamenti inumani e degradanti e del divieto di discriminazione in quanto le autorità italiane non sono intervenute per proteggere la donna e i suoi figli.
La Corte europea dei diritti dell’uomo condanna l’Italia
Nella vicenda era rimasto ucciso un bambino di appena un anno, a commettere l’omicidio era stato il papà durante un episodio di violenza domestica, durante il quale era rimasta ferita la donna mentre l’altra figlia di 7 anni è scampata al tentativo del padre di ucciderla.
Nella sentenza promulgata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, riferisce Ansa, si legge che: “I procuratori sono rimasti passivi di fronte ai gravi rischi che correva la donna e con la loro inazione hanno permesso al compagno di continuare a minacciarla e aggredirla”. Ora lo Stato italiano dovrà risarcire la donna per un totale di 32mila euro.
Uccide il figlio di un anno con una coltellata a Scarperia
Il dramma risale al 2018 quando, a Scarperia nel Mugello, Niccolò Patriarchi un uomo di 34 ani ha ucciso con una coltellata il piccolo Michele, il figlio di un anno (compiuto da pochi giorni). La furia omicida dell’uomo, riferiva ai tempi La Nazione, sarebbe esplosa intorno alle 20 quando la famiglia si era riunita per cenare. Il 34enne si è scagliato contro la compagna che, durante la colluttazione, ha riportato tagli agli arti e alla testa. Ferite che la donna avrebbe riportato cercando di proteggere la figlia di 7 anni che ha assistito alla scena, cosa che le è stato impossibile fare con il più piccolo.
Sempre a La Nazione la donna aveva raccontato: “Non ce l’ho fatta a salvare Michele, me lo ha strappato di braccio”. Dietro la follia omicida dell’uomo ci sarebbe stato il movente della gelosia, infatti la lite sarebbe scattata per il telefono della donna. Secondo il racconto di lei, fatto sempre al quotidiano, l’intenzione dell’uomo pare fosse quella di ucciderli e gettarli nel fiume, il suo racconto: “Poi è andato via.. quindi pensavo che si fosse calmato, nel frattempo i miei genitori ci han sentito e sono arrivati. Non ce l’ho fatta con tutte le mie forze, non ce l’ho fatta, voleva buttare tutti nel fiume”.
In passato l’uomo aveva in più occasioni minacciato la donna dicendole cose come: “Ti squaglio nell’acido, ti sfregio con l’acido“ oppure “Nel momento del bisogno mi lasci da solo. E io ti ammazzo i figli.Poi voglio vedere se fai ancora la sbruffona”.
Patriarchi è stato condannato in appello, il 3 giugno 2020, a 20 anni di reclusione, sentenza che conferma quella di primo grado con rito abbreviato per l’omicidio del figlio di un anno e il tentato omicidio della moglie. L’uomo è stato assolto in primo grado dall’accusa di tentato omicidio della figlia, mentre è stata confermata la condanna per il pagamento delle spese legali e di una provvisionale per un totale di 190mila euro.