L’annuncio di una partnership tra big della finanza a stelle e strisce per rendere più green il meccanismo di creazione dei Bitcoin, il mining, è stato messo in ombra, la scorsa settimana, da quello che vede coinvolto comunque Elon Musk che ha lanciato un’OPA totalitaria per rilevare Twitter. Ciò ha ri-spostato le attenzioni sul mercato azionario, lasciando le cryptovalute quasi invariate, eccezion fatta per l’Ethereum.
Boom di ricerche su Google per l’Ethereum
È bastato un calo intraday del 6%, la scorsa settimana, per far salire alle stelle le ricerche su Google di notizie inerenti il principale rivale del Bitcoin, l’Ethereum, che al momento scambia attorno a 3.000 dollari.
L’analisi dei dati di ricerca di Google rivela che le ricerche online di “Sell Ethereum” sono esplose del 1.636% nel solo Regno Unito il 12 aprile scorso, lo stesso giorno in cui la cryptovaluta è scesa di oltre il 6%.
Secondo uno studio di AskGamblers, invece, l’interesse online per la vendita di Ethereum è salito alle stelle a quasi diciassette volte il volume medio in un giorno.
Un portavoce di AskGamblers ha commentato i risultati: “Sebbene il mercato delle cryptovalute sia spesso volatile, questo aumento di interesse a vendere l’Ethereum è preoccupante per coloro che sono ancora “in gioco”. Questo calo coinciderà senza dubbio con il crollo del mercato delle cryptovalute, che ha visto anche il Bitcoin diminuire di quasi il 3,5% lo stesso giorno. Il crollo del mercato delle valute digitali è collegato al fatto che la Cina abbia imposto alle banche di interrompere il supporto alle transazioni crittografiche, nelle ultime restrizioni del Paese contro le cryptovalute”.
Questi risultati offrono uno spaccato affascinante della reazione a questi recenti eventi e sarà interessante vedere la misura in cui queste normative e decisioni hanno sul mercato, in particolare per l’Ethereum, che fa parte della blockchain utilizzata per gli NFT, che hanno visto un’impennata di interesse nell’ultimo anno.
In USA le ricerche puntano sul Dogecoin
Mentre in UK e nel resto d’Europa, le ricerche degli investitori si sono rivolte a capire come vendere – o se vendere – l’Ethereum, dall’altra parte dell’Oceano, negli Stati Uniti, i trader hanno chiesto a Google informazioni sul Dogecoin.
Una ricerca condotta dagli esperti di cryptovalute Coin Insider ha analizzato i dati di Google Trends per stabilire quale sia l’asset in cui ogni Stato vuole investire di più in base alle ricerche.
L’analisi ha rivelato che il Dogecoin ha raggiunto la vett anel maggior numero di Stati, con un totale di 23 Stati, tra cui Illinois, Florida, Hawaii e New Jersey, per citarne alcuni. L’aumento dell’interesse può essere in parte attribuito all’approvazione da parte di Elon Musk che ha dichiarato nel 2021 che Tesla avrebbe accettato il Dogecoin come forma di pagamento.
Seguono Bitcoin, Ethereum e Shiba Inu
Il Bitcoin è stato il secondo asset digitale più popolare tra 10 stati che cercavano di investire in Bitcoin più di qualsiasi altra cryptovaluta, tra cui Connecticut, Alaska, Mississippi e New Hampshire.
Un totale di otto Stati invece punta di più sull’Ethereum, il terzo più alto nella ricerca. Gli Stati che cercano di investire maggiormente in Ethereum sono Georgia, Louisiana, Virginia e Ohio.
Shiba Inu ha debuttato 19 mesi fa ed è cresciuto in modo astronomico, salendo di oltre il 14.000.000%. Ciò lo porta ad essere la cryptovaluta più cercata in sette Stati degli USA, tra cui California, New York, Texas e Nevada.
Il Lithium era la cryptovaluta più popolare in uno Stato solo, la Pennsylvania, come pure il Cardano ha raggiunto la vetta della classifica delle ricerche in un solo Stato, il Colorado.
Commentando i risultati, un portavoce di Coin Insider ha dichiarato: “L’aumento delle ricerche sulle cryptovalute è stato enorme negli ultimi anni, con sempre più persone che cercano di investire in questi asset”.
Secondo l’esperto, questo studio offre informazioni incredibili su dove provengono questi investimenti negli Stati Uniti, con il Dogecoin che supera il Bitcoin in quanto cryptovaluta più popolare in internet.
“Con oltre 6.500 cryptovalute disponibili a livello globale, è affascinante vedere che valute che potrebbero non essere le più preziose sono ancora le più ricercate“.
L’interesse arriva anche dalla Russia dopo lo scoppio della guerra
La popolazione russa ha investito l’equivalente di circa 130 miliardi di dollari statunitensi in cryptovalute. Almeno questo è quanto afferma il primo ministro Mikhail Mishustin, citando delle stime. In confronto, la Banca centrale russa ha riserve auree per un valore di poco più di 132 miliardi di dollari USA.
Il punto per molti esperti è capire perché i cittadini russi amano così tanto le valute digitali e quale ruolo stia giocando questo settore nella guerra in Ucraina.
I dati suggeriscono che i russi erano interessati alle cryptovalute come Bitcoin molto prima della guerra. Secondo un sondaggio condotto a fine 2021, il 46% della popolazione considerava il Bitcoin un “buon investimento di copertura” in tempi di crisi economica.
Sorprendentemente, le cryptovalute sembrano essere ancora più popolari rispetto agli immobili come investimento per proteggersi dalle crisi. Non sorprende quindi che molti stiano attualmente investendo in Bitcoin & Co. Ma è davvero così?
Non è chiaro fino a che punto i cittadini stiano effettivamente investendo ed è anche difficile darne una cifra chiara poiché esistono modi e mezzi per acquisire valuta digitale in modo relativamente anonimo.
Tuttavia, i dati indicano almeno che il volume giornaliero di BTC/RUB scambiato è aumentato subito dopo l’invasione dell’Ucraina. In termini concreti, il volume degli scambi il 24 febbraio è stato del 246% superiore rispetto al giorno precedente. Valori elevati sono stati raggiunti anche nei giorni successivi, anche se le cose sono rapidamente peggiorate.
Gli osservatori del mercato non sono affatto unanimi sulla questione se la Russia come Stato e la sua popolazione traggano vantaggio dalle cryptovalute. Eppure, il timore esiste, anche in considerazione del fatto che lo stato territoriale sia stato recentemente vistosamente positivo nei confronti del settore. In ogni caso, l’Unione Europea non è affatto un osservatore silenzioso. Ad esempio, la Commissione Europea ha introdotto nuovi limiti alla detenzione di depositi di cryptovalute per i russi, con depositi dalla Russia ora limitati a un valore di 10.000 euro.