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Epatite misteriosa, aumentano i casi: colpiti i bambini,identificato il sintomo che deve mettere in allarme

Pubblicato: 26/04/2022 13:28

Preoccupano sempre di più i crescenti casi di epatite acuta che si sono manifestati in queste settimane, a livello mondiale, in bambini di fascia d’età compresa tra i 3 e i 7 anni.

In Italia ci sono state 11 segnalazioni di casi presunti di epatite acuta, e due di essi sono poi risultati essere effettivi. Il più grave è il caso di un bambino residente a Prato, di origini straniere, che è stato ricoverato con grave insufficienza epatica e che ha sfiorato l’ipotesi di trapianto di fegato.

Epatite, i numeri dell’Oms: un trapianto di fegato ogni 10 casi

Per ora l’Oms conteggia in tutto, al 22 aprile, 169 casi di epatite acuta in tutto il mondo, rilevati in 12 Paesi complessivi (di cui 11 europei). In un caso il paziente è deceduto ed in 17 casi (ovvero circa il 10% dei casi) è stato necessario intervenire con un trapianto di fegato. Ciò che preoccupa è tutto quello che non si conosce di questa malattia: non sembra essere un’epatite classificabile con uno dei tipi già conosciuti (epatiti A-B-C-D-E) e viene infatti classificata come “non A-non E”. I sintomi non sono particolarmente specifici: si parla di nausea, vomito, dolore in alto a destra dell’addome ed ingiallimento di pelle e sclere degli occhi (unico sintomo che fa scattare il campanello d’allarme sul fegato).

Covid, nessun collegamento con l’epatite: bambini negativi e non vaccinati

Per ora si escluderebbe un collegamento con il Covid: i casi finora accertati sono stati sottoposti a tampone che è sempre risultato negativo. Sul caso del paziente di Prato, è stato riportato che non avrebbe avuto il Covid al momento del ricovero ma che aveva gli anticorpi alti, per cui probabilmente lo aveva avuto in passato.

Per ora il sospetto maggiore è che l’epatite possa vere una trasmissione infettiva virale, forse orofecale, mentre si scarta l’ipotesi dell’epatite tossica da cibo perché ha di solito una natura iperacuta. In esame al momento c’è un adenovirus, virus di solito piuttosto innocuo e legato a forme di raffreddore. Lo spiega a il Sole 24 Ore il consulente Oms Giuseppe Indolfi: “Nel 70% dei pazienti in Inghilterra è stato identificato l’adenovirus che è un virus molto comune, solitamente dà raffreddore, febbre, mal di gola, ma raramente dà epatite acute così gravi. È chiaro che la possibile associazione tra presenza del virus nel paziente e l’epatite deve essere vagliata con attenzione perché sarebbe qualcosa di nuovo e di diverso da quello che comunemente ci aspettiamo da questo virus”.