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Embargo sul petrolio dalla Russia: l’Europa si spacca sul sesto pacchetto di sanzioni per la guerra in Ucraina

Pubblicato: 04/05/2022 18:02

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha annunciato l’intenzione di imporre un sesto pacchetto di sanzioni alla Russia: il punto fondamentale e decisivo per il futuro del Continente, è l’embargo graduale ma definitivo al petrolio russo. Un phase out che tuttavia trova già degli ostacoli: il voto è slittato e alcuni Paesi chiedono un differimento della decisione.

Sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, von der Leyen: “Divieto di importazione del petrolio russo”

Prosegue la guerra di sanzioni dell’UE nei confronti di Vladimir Putin per l’invasione e la conseguente guerra in Ucraina. Intervenendo al Parlamento Europeo di Strasburgo, oggi Ursula von der Leyen ha annunciato che la Commissione intente proporre “un completo divieto di importazione di tutto il petrolio russo, sia via nave che via oleodotto, greggio e raffinato“. Un embargo totale, un phase out graduale che verrebbe portato avanti “in un modo che consenta a noi e ai nostri partner di assicurarci rotte di fornitura alternative e di minimizzare l’impatto sui mercati globali“.

La von der Leyen ha anche annunciato che l’intenzione è di terminare la fornitura di petrolioentro sei mesi e di prodotti raffinati entro fine anno“. L’obiettivo, così facendo, è “massimizzare la pressione sulla Russia, minimizzando nel contempo il danno collaterale a noi stessi e ai nostri partner nel mondo. Perché, per aiutare l’Ucraina, la nostra economia deve restare forte“.

Embargo sul petrolio russo: l’Europa è divisa sul sesto pacchetto di sanzioni

Non è l’unica misura proposta nel sesto pacchetto di sanzioni: oltre all’inserimenti di militari di alto grado e individui “che hanno commesso crimini di guerra a Bucha e che sono responsabili per il disumano assedio a Mariupol“, viene riferito che sarà sanzionata anche la prima banca russa Sberbank, esclusa dal sistema Swift. Stop inoltre a tre grandi broadcaster controllati dal Cremlino.

La notizia dell’embargo totale al petrolio russo nel giro di 6 mesi massimo un anno non è stata accolta unanimamente bene in seno all’Europa: secondo quanto riportano le agenzie di stampa, Slovacchia e Ungheria hanno già chiesto una deroga fino alla fine del 2023 prima di vedersi interrompere il flusso di petrolio in qualsiasi forma. Il sesto pacchetto di sanzioni potrebbe non contare sul voto dell’Ungheria, contraria perché non ci sarebbero garanzie sulla sua sicurezza energetica: “Non vediamo piani o garanzie su come possa essere gestita una transizione” le parole del portavoce del governo di Budapest, Zoltan Kovacs, riportate da Rai News. A loro, dovrebbe unirsi anche la Bulgaria: il piano per fermare la guerra in Ucraina, quindi, si sta per scontrare con i singoli interessi dei Paesi membri dell’UE.

Le reazioni di Russia e Ucraina al possibile embargo totale sul petrolio

La novità proposta dalla Commissione Europea ha ovviamente suscitato reazioni opposte nei Paesi direttamente coinvolti nel conflitto. Dalla Russia, il deputato russo Vladimir Dzhabarov avrebbe definito pazzi i leader europei e, stando a quanto dichiarato all’agenzia Ria Novosti ripresa dalla Bbc, sostiene che “Dicono che non vogliono comprare il nostro petrolio […] Lo comprerete lo stesso, solo lo farete attraverso paesi terzi. Sarà sempre il nostro petrolio, ma vi costerà di più“.

Dall’Ucraina, invece, puntano il dito contro quei Paesi dubbiosi circa il sesto pacchetto di sanzioni. Il ministro degli esteri Kuleba, riporta Adnkronos, ha definito assurda la situazione, perché da una parte l’UE sostiene l’Ucraina e dall’altro continua a pagare la Russia per le risorse energetiche. Contesta inoltre i tempi dell’embargo russo e aggiunge: “Se un Paese in Europa continua a opporsi all’embargo sul petrolio russo, ci saranno tutte le ragioni per dire che questo Paese è complice dei crimini che la Russia sta commettendo in territorio ucraino“.