Il sondaggio di Demos per l’Atlante Politico, pubblicato oggi su Repubblica, ha ampiamente mostrato come l’attuale quadro politico rifletta il voto espresso a settembre 2022. A pochi mesi dalle consultazioni europee, rimane in auge la figura della Meloni e tutto il suo partito. Cominciano ad emergere però, i primi segnali di un lieve calo del consenso.
In calo
Secondo Repubblica, le maggiori difficoltà che hanno portato a un calo del consenso, sono dovute ai rapporti “fra” e “dentro” le coalizioni. Tutto questo sia nell’area di centro destra sia che in quelle dell’opposizione. Sono note le stesse divergenze anche Pd, il M5S e il Terzo Polo. Che, in effetti, non ha mai creato un vero “polo”.
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L’incertezza
“L’incertezza” suggerita dalla maggioranza riflette il “sentimento incerto” espresso dagli elettori verso il governo. Il consenso attuale è certamente più limitato rispetto al precedente governo, guidato da Mario Draghi, che resta uno dei più accreditati degli ultimi anni. La tendenza si riflette negli orientamenti di voto, che vedono ancora i FdI largamente davanti agli altri partiti, con il 28,6%. Ma leggermente in calo negli ultimi mesi. Il consenso elettorale agli alleati non compensa di certo questo vuoto: la Lega (7,8%) e Forza Italia (6,6%) non riescono a “recuperare” i consensi del partito di riferimento della maggioranza.
Dubbi sulla conclusione
Consequenzialmente, si è ridimensionata anche la convinzione circa la durata del governo. La quota di quanti credono che reggerà fino alla conclusione della legislatura è scesa al 47%. Ora, i riflettori vengono accesi direttamente sui leader che, ormai da tempo, hanno ereditato l’identità dei partiti. Tanto più quando “il” o “la” leader ne ha trasformato l’immagine e il con-senso. Come nel caso dei FDI, in particolare dopo le elezioni politiche del 2018. Il favore verso Giorgia Meloni, infatti, scende di qualche punto: dal 54% al 49%. Ma resta, comunque, molto elevato. Il più elevato, se si esclude Mario Draghi che si conferma il leader più apprezzato dagli italiani. Dall’altra parte, però, non si vedono segnali di “ripresa”. Il PD mantiene e conferma la sua base elettorale, poco oltre il 20% (20,4%). Mentre il M5S risale al 17,2%. Insieme potrebbero essere competitivi, tanto più se il campo si allargasse a Verdi e Sinistra Italiana. E al Centro, coinvolgendo i partiti del cosiddetto “Terzo Polo”. Ma a Centro-Sinistra le divisioni hanno decisamente una storia lunga che per ora, non pare destinata a finire.