Chiara Andreotti, 37 anni, è morta dopo essere rimasta paralizzata a seguito di un intervento per un’ernia discale 7 anni fa. La ragazza viveva a San Lazzaro di Bologna, assieme al fidanzato, con cui gestiva un negozio di abbigliamento.
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Il calvario durato 7 anni
La storia ebbe inizio nel 2009, quando Chiara, era rimasta coinvolta in un banale incidente stradale con lesioni lievissime: trauma distorsivo del rachide lombare (prognosi di 10 giorni). Negli anni il dolore cervicale e i fastidi a una gamba le rendevano difficili i movimenti, per cui la giovane effettuò una serie di controlli e visite prima di sottoporsi a un intervento di ernia discale. Nel 2016 venne visitata dal neurochirurgo Antonio Paolo Fabrizi il quale suggerisce di sottoporre la paziente (che fino ad allora camminava sulle proprie gambe) a un intervento chirurgico di artropode cervicale per asportazione disco intervertebrale e interposizione di ‘cage in peek’. Da lì il calvario: dopo l’operazione viene condannata alla condizione di tetraplegica a vita.
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Aperta un’inchiesta
La Procura di Ferrara nel frattempo ha aperto un’inchiesta, a seguito della denuncia delle famiglia delle donna (che è stata assistita dall’avvocato Bruno Rondanini del Foro di Milano, esperto in disabilità causate da colpa medica). A chi ha operato viene contestata un inserimento troppo in profondità del dispositivo “cage in peek”, operazione che ha portato a ledere il midollo. L’avvocato Rondanini ha dichiarato: “Il problema è la lungaggine della Giustizia. Per arrivare a mettere un punto, Chiara e la sua famiglia, che l’ha assistita con ogni cura, hanno atteso sette anni. È inconcepibile”.
L’ultimo saluto a Chiara Andreotti sarà domani pomeriggio (giovedì 12) alle 15 nella chiesa parrocchiale di Torre del Lago.
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