In una lettera inviata a Repubblica, Patrick Zaki ha risposto all’intervento di Luigi Manconi. Il sociologo sul quotidiano, aveva commentato le frasi postate dell’attivista sui social in merito agli attacchi israeliani. Nel frattempo, gli innumerevoli incontri in cui Zaki era protagonista, sono stati annullati. Dopo il rinvio dell’intervento a Che tempo che fa di Fazio, per l’egiziano è saltato anche l’incontro al Sermig – Arsenale della Pace di Torino previsto il 17 ottobre nell’ambito del programma di “Aspettando il Salone”.
“Grazie per avermi sostenuto nel mio calvario”
La lunga lettera si apre così: “Caro Luigi Manconi, prima di tutto, vorrei esprimere tutto il rispetto e la stima che provo per lei, per due motivi: per avermi costantemente sostenuto nel mio calvario nelle prigioni egiziane e per aver espresso le sue critiche nei confronti delle mie opinioni. Le rispetto. Lei non è tra coloro che mi danno del terrorista soltanto perché ho deciso di esprimere la mia opinione o la mia vicinanza ai palestinesi”. Parole di stima per il sociologo che introducono però l’amarezza del giovane.
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“Non sono un arabo come gli altri”
Zaki ci tiene a ribadire il fatto che, non si sente uguale a tutti gli arabi: “Disapprovo chi mi considera un membro di Hamas. La ringrazio anche per la sua cortesia, per aver cercato di esprimere il suo punto di vista senza aggredirmi, invece di pensare che sono un arabo e che tutti gli arabi hanno la stessa opinione su tutto, come hanno fatto altri, mettendo tutti gli arabi in un mazzo solo, quello dei terroristi.”
Contro ogni tipo di violenza
L’attivista ha poi espresso con forza l’essere contro ogni tipo di violenza e soprattutto contro l’uccisione di civili innocenti: “In ogni caso, sono stato chiaro e lo ripeto, sono contrario all’uccisione o all’aggressione di qualsiasi civile, israeliano o palestinese, non coinvolto nelle violenze, nelle colonie illegali o negli omicidi. Nonostante la mia opinione secondo cui molti diritti sono stati negati ai palestinesi nel corso della Storia, a cominciare dal fatto che Gaza è in isolamento totale, è una prigione a cielo aperto, e finendo con il fatto che i palestinesi non hanno libertà di movimento, non possono spostarsi, non hanno opportunità di lavoro e nemmeno la fornitura di risorse di base come l’acqua e l’elettricità.
Voglia di pace
Patrick si dice infine voglioso di pace e ansioso che il conflitto si risolva nel più breve tempo possibile: “Infine, adesso è il momento giusto per sostenere il valore della pace e cercare una soluzione politica pacifica che impedisca la perdita di vite innocenti”.
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