Il dossier Ecr-FdI parla chiaro. Il calcio sembra essere divenuto strumento di diffusione della cultura islamica in Europa. Attraverso lo sport, il calcio e i suoi ricchissimi investimenti, l’Arabia Saudita, come prima il Qatar e gli Emirati Arabi, sta cercando di ripulire la propria immagine. Questo è quanto si può leggere nello studio condotto tra i tanti anche da Nicola Procaccini, europarlamentare del partito di Giorgia Meloni e copresidente del gruppo Ecr del Parlamento europeo.
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Il focus calcistico è ormai in terra saudita
Gli enormi sforzi economici del principe ereditario bin Salman sono sicuramente proiettati alla corsa per i Mondiali 2030 e l’aggiudicazione di essi. Negli ultimi tempi, si è allungata a dismisura la lista dei giocatori che hanno accettato le allettanti proposte saudite: da Benzema a Koulibaly passando per Brozović sino a Firmino. Un numero sempre più importante di eccellenze calcistiche mondiali che ha optato per il trasferimento in terra saudita e che nell’arco di qualche anno, potrebbe cambiare radicalmente l’assetto del mondo del calcio spostando il focus dall’Europa al Medioriente. Procaccini avvisa: “Gli investimenti del mondo arabo nel calcio non sono né divertissement per sceicchi, né un investimento con una rendita perché sono tutti a perdere su piano economico. Sono figli di una strategia geopolitica di diffusione dell’Islam, anche quello radicale, nelle società occidentali attraverso il calcio che è il più popolare degli strumenti di soft power che esistano. Con questa iniziativa abbiamo collegato tutti i puntini in modo da far vedere ciò che tutti hanno sotto gli occhi ma di cui non colgono il senso”.
Un vero e proprio strumento di penetrazione ben studiato e accuratamente seguito. Sono per ora quattro le squadre finanziate direttamente dal governo saudita e su cui ovviamente si sta spingendo in maniera più significativa: : l’Al-Ittihad, vincitrice l’ultimo campionato, l’Al Nassr, l’Al-Ahli e l’Al-Hilal. Il Public Investment Fund dell’Arabia Saudita (PIF) detiene circa il 75% delle quote di queste quattro società e l’intenzione, non troppo velata, è quella di investire cifra da capogiro per un sport che è senza dubbio il più amato a livello mondiale.
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I mondiali in Qatar il primo tentativo di “islamizzazione”
Nel dossier Islamball Ecr-FdI si spiega come i mondiali nel Qatar del 2022 “siano stati un primo importante passo per l’ingresso del calcio in grande stile in quel processo di penetrazione“. Così come, “la imponente campagna acquisti dell’Arabia Saudita può certamente essere considerata come un’enorme operazione di sportwashing di un regime che cerca di accreditarsi a livello internazionale”.
Insomma, c’è ben altro dietro i faraonici investimenti. Ciò che rimane ancora nebuloso, è capire come mixare i bisogni di quello che il settimanale inglese Economist ha definito il “quinto paese più autoritario al mondo” con quello dell’ambito calcistico, spesso fuori le righe. La FIFA nel frattempo ha espresso la sua chiara apertura a collaborare con l’Arabia. Posizione di contrasto invece quella di Aleksander Ceferin, presidente UEFA che ha recentemente dichiarato: “Gli arabi spendono tantissimo per acquistare calciatori che per gran parte hanno quasi terminato la loro carriera. È un sistema che non favorisce lo sviluppo del calcio, stanno facendo lo stesso errore della Cina di qualche anno fa“.
Nel frattempo l’Arabia si prepara a inaugurare Neom
Altro obiettivo saudita sono senza dubbio le infrastrutture. Neom è il progetto ambizioso del principe bin salman: una megalopoli che verrà inaugurata entro il 2025. Un progetto fantascientifico, a tratti assurdo, che occuperà la zona del Golfo di Aqaba, nella parte nord-ovest del paese. Zona certamente strategica poiché collegata col resto dell’Europa da centinaia di voli che arrivano nel vicino Egitto e nell’attigua Giordania ogni giorno. Un piano dettagliatissimo che richiederà una sforzo ingente a livello economico (si parla di circa 200 miliardi) e che dovrebbe assicurare un sostentamento economico al paese.
Il progetto ambizioso fa parte di Saudi Vision 2030, il piano studiato per ridurre gradualmente la dipendenza del paese dal petrolio e diversificare l’economia puntando sul turismo e sull’ecosostenibilità. Ma bin salman mira a fare le cose in grande e “le sue personali piramidi” come le ha definite, comprenderanno un complesso costituito da due grattacieli specchiati alti 488 metri che correranno parallelamente per 120 chilometri. È chiaro quindi che “l’islamizzazione d’Europa” tanto temuta non è solamente di stampo calcistico bensì anche di stampo geografico.
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