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Marta Di Nardo si poteva salvare, il tragico errore delle istituzioni

Pubblicato: 24/10/2023 17:56
Domenico Livrieri, Marta DI Nardo

Femminicidio di Milano, Marta Di Nardo si poteva salvare. Il suo assassino è il reo confesso Domenico Livrieri, 46 anni. È emerso che doveva essere detenuto in una Rems, l’acronimo che sta per “residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza”. La versione moderna dei manicomi psichiatrici. Su di lui pendevano condanne per violenza sessuale, lesioni, sequestro di persona. La sentenza è stata emessa nel marzo 2022 e più volte disattesa. Mancavano i posti in quel genere di strutture, che in Italia sono davvero esigue. E nonostante i ripetuti solleciti del gip di Milano. (Continua dopo la foto)

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Marta Di Nardo

Il suo assassino doveva essere in carcere, Marta Di Nardo si poteva salvare

La sessantenne Marta Di Nardo si poteva salvare. Domenico Livrieri, 46 anni, aveva una condanna pendente e sospesa dal 31 marzo 2022. Quando ciclicamente il gip di Milano chiedeva che fosse eseguita la detenzione in una Rems. Mancavano i posti in tutta Italia, però, e nei gangli della burocrazia italiana, Livrieri ha esacerbato i suoi problemi di tossicodipendenza e di disagio psichico. Fino allo scorso 4 ottobre. Quando ha chiesto a Di Nardo di restituirgli i venti euro che le aveva prestato qualche settimana prima.

I due si erano conosciuti in un bar vicino al bilocale popolare Aler della donna, in via Pietro da Cortona, nel quartiere Acquabella. Entrambi avevano qualche problema di ludopatia. Marta era seguita dai Cps (centro psicosociale) e anche per questo motivo vedeva poche volte il figlio. Quattordici anni prima, nel 2009, quando aveva l’età del suo assassino, Marta è stata violentata al Parco Lambro. La sua denuncia fu evasa solo tre mesi dopo, quando finalmente la polizia riuscì a rintracciare il ventiquattrenne egiziano autore della violenza fu arrestato.

Le dichiarazioni di Livrieri e il fermo

È stata colpa dei miei familiari, che non mi hanno mai aiutato, mi è dispiaciuto ucciderla, perché avevamo un bel rapporto”, ha detto Livrieri all’interrogatorio. Quel 4 ottobre ha ucciso a coltellate la sua amica per rubarle il bancomat. L’ha prima nascosta sotto il suo letto, poi ha deciso di tagliarla in due e nasconderla in una botola sulla cucina, dove è rimasta per due settimane. Il giorno prima della denuncia di scomparsa, il 16 ottobre, ha provato ad andare a Malpensa per scappare, ma non aveva abbastanza soldi.

La giudice Alessandra Di Fazio ha convalidato il fermo emesso dal pm Leonardo Lesti, titolare dell’inchiesta dei Carabinieri del nucleo investigativo e della compagnia Porta Monforte. Per Livrieri resterà in custodia cautelare a San Vittore per “l’estrema gravità dei fatti commessi. la personalità dell’imputato capace di crimini efferati come già fatto in passato”.

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