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Chiacchiere e distintivo, Salvini messo ko da Meloni (e Giorgetti)

Pubblicato: 26/10/2023 16:10
Chiacchiere e distintivo, Salvini messo ko da Meloni (e Giorgetti)

Leggi di bilancio 2023, Meloni batte Salvini 3-0. È la metafora calcistica quella che meglio descrive i rapporti interni al governo dopo la presentazione alle Camere delle misure economiche previste per il 2024. Quello delle elezioni europee, ricordiamolo. Con tutto il suo carico di strette, aumenti e taglietti qua e là che non riflettono affatto, anzi cancellano, parecchi di quegli annunci elettorali sparsi a piene mani dai partiti di maggioranza. A cominciare proprio dalla Lega e dal suo segretario federale, per il quale si spalanca un fronte interno con il “suo” ministro delle Finanze, Giancarlo Giorgetti. Con riferimento a un elemento-bandiera su tutti: le pensioni e la legge Fornero.
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Quota 104 porta al ricalcolo e il lavoratore ci perde

Al netto di slogan e annunci-spot (e di possibili correzioni nel passaggio parlamentare) gli interventi previsti dalla manovra sono chiari come il sole: i soldi da spendere, in larga misura ricorrendo a nuovo deficit, sono pochi “e non si può fare tutto” (Giorgetti docet). Il capitolo che più balza agli occhi è dunque quello delle pensioni, con l’innalzamento della quota prevista per lasciare il lavoro da 103 a 104, ovvero almeno 63 anni di età e 41 di contributi, con un ricalcolo tra l’altro meno favorevole al lavoratore. Ecco, un’impostazione più restrittiva della tanto vituperata legge Fornero in vigore.

Salvini, come ovvio, si ritrova il rospo a tavola e sbraita. La Fornero è il mantra di ogni suo intervento-comizio da anni, e non solo: è dall’età della pietra che dice “votatemi perché il giorno dopo che sarò eletto la cancellerò”. Poi, come ogni commento di rito nei post partita, come in quelli post-elezioni, le dichiarazioni raccontano tutto e il suo contrario. Prendete quelle della premier di ieri a Montecitorio, rivolta alle opposizioni: “Vi vedo nervosi, non dovreste esserlo visto che il governo va tanto male e sta per arrivare il vostro momento”. Ironia tagliente e sarcasmo, nel suo stile che tanto consenso le assicura. Ma fortuna che ieri alle Camere non c’era lì accanto il suo vice Matteo Salvini (assente giustificato), altrimenti la misura del nervosismo del leghista avrebbe toccato l’acme.

Matteo Salvini al fianco di Marine Le Pen. uniti contro la Ue

La Lega oggi è il principale problema della Meloni, che pure se la cava molto meglio con la politica estera, rispetto alla quale Salvini ha già ribadito di essere pronto alla battaglia anti-Ue con la sua alleata Marine Le Pen. Perché la prima ministra è andata oltre la Fornero, avallando i duri provvedimenti del ministro Giorgetti fino a cancellare alcune promesse elettorali storiche di Fratelli d’Italia. Prevale la cautela, insomma, dote sconosciuta al leader del Carroccio. Molti commentatori oggi non hanno potuto non sottolineare, di fronte alla “rivalutazione” della legge Fornero sulle pensioni, la Caporetto di Salvini. In fondo basta leggere la realtà: su tasse e pensioni, così come sul futuro dell’Italia per altri quattro anni (“E dopo chiediamo agli italiani cosa ne pensano”, è stato l’affondo della Meloni) la maggioranza non è così compatta. Tanto che, anche qui, ogni esponente di FdI. Lega e Fi ribadisce unità a ogni dichiarazione a favore di microfoni, salvo poi ridurre proclami e promesse elettorali.

A proposito di urne: se la cautela sulla legge di bilancio italiana a firma Meloni può puntellare i mercati, e non è cosa da poco, un altro conflitto con la Lega – che per ora resta sotto traccia – è quello nel rapporto con Bruxelles e gli organi di governo continentali. L’Italia resta sempre l’unico Paese della Ue a non aver dato luce verde al Meccanismo europeo di stabilità, il Mes. A cosa serve: prevede fondi da destinare in prestito a quegli Stati che potrebbero trovarsi in difficoltà finanziarie ed economiche (vedi la Grecia nel 2009). Dopo anni di rinvii e balbettamenti – con Salvini e Meloni a dirsi fermamente contrari al suo varo e utilizzo – l’Italia sarà quasi obbligata a dire sì. Palazzo Chigi ha affermato che non è nell’agenda del Consiglio europeo di oggi e domani, ma la decisione non è più procrastinabile come Roma ha fatto finora, visto che in questi mesi l’Italia sta mettendo nelle sue casse i fondi più ingenti dell’Europa per il Pnrr. Un altra sconfessione della politica salviniana degli annunci-spot è dietro l’angolo.

Ultimo Aggiornamento: 26/10/2023 16:11