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Riscaldamento, quando si può accendere e cosa rischia chi lo fa prima

Pubblicato: 06/11/2023 18:52
Regole accensione termosifoni

Il primo calo delle temperature porta subito la mente ai termosifoni. Pensiero il più delle volte accompagnato dal seguente quesito: ma quando si possono accendere i riscaldamenti? La risposta non è identica per tutti, con le date che variano in base alla zona climatica in cui è stata inserita ciascuna città.

Lo scorso anno, complice la crisi energetica scatenata dalla guerra tra Russia e Ucraina, il governo Draghi aveva disposto la riduzione dei giorni e delle ore di accensione dei riscaldamenti. La misura mirava principalmente a contenere i consumi di gas. Quest’anno invece si torna al calendario in vigore in passato, che divide l’Italia in sei zone.
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Le zone climatiche

La divisione nazionale in sei aree climatiche è stata decisa con il DPR n. 74 del 2013 sulla base della media delle temperature giornaliere. Le indicazioni di legge, così come le ordinanze dei singoli comuni, riguardano abitazioni e luoghi di lavoro, mentre sono esclusi ospedali, case di cure, scuole materne, asili nido e piscine. Di seguito la divisione delle sei zone climatiche, con le relative indicazioni per l’accensione degli impianti di riscaldamento (salvo specifiche disposizioni comunali).

ZONA A: è costituita prevalentemente dalle località del Sud e delle Isole (Lampedusa, Linosa, Porto Empedocle);

ZONA B: ne fanno parte le province di Reggio Calabria, Crotone, Trapani, Siracusa, Palermo, Messina, Catania e Agrigento;

ZONA C: ne fanno parte le province di Imperia, Latina, Benevento, Caserta, Napoli, Salerno, Bari, Lecce, Taranto, Brindisi, Catanzaro, Cosenza, Cagliari, Oristano, Sassari e Ragusa;

ZONA D: ne fanno parte le province di Genova, La Spezia, Savona, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Pisa, Pistoia, Prato, Massa Carrara, Siena, Forlì, Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro, Roma, Viterbo, Terni, Avellino, Chieti, Pescara, Foggia, Isernia, Matera, Caltanissetta, Nuoro, Teramo e Vibo Valentia;

ZONA E: ne fanno parte le province di Alessandria, Asti, Aosta, Biella, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Novara, Padova, Pavia, Sondrio, Torino, Varese, Verbania, Vercelli, Bolzano, Gorizia, Pordenone, Bologna, Ferrara, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Rovigo,Treviso, Trieste, Udine, Verona, Vicenza, Venezia, Arezzo, Perugia, Rieti, Frosinone, L’Aquila, Campobasso, Potenza ed Enna. La provincia di Trento vi ricade ad esclusione delle zone edificate a quota superiore i 431 metri sopra il livello del mare.

ZONA F: ne fanno parte le province di Cuneo, Belluno e Trento per le zone edificate aventi quota superiore i 431 metri sopra il livello del mare.

Gli orari variano da città a città

A complicare il quadro dei diversi periodi di accensione, come detto, contribuiscono le ordinanze firmate dai sindaci. A Milano e a Bologna, per esempio, la data di accensione dei caloriferi è stata posticipata dal 15 ottobre al 22 ottobre 2023. Tra le città più popolose d’Italia sono Venezia e Torino le prime ad aver acceso gli impianti termici, attivi rispettivamente dal 15 e dal 18 ottobre scorso. Il 1° novembre è toccato poi a Firenze e Genova, entrambe collocate nella fascia D. A partire dalla prossima settimana, più precisamente dal 15 novembre, seguiranno anche Bari, Cagliari, Napoli e Roma. Infine, dal 1° dicembre, toccherà alle due città più popolose della Sicilia: Catania e Palermo.

E chi sgarra?

Chi non dovesse rispettare queste date rischia una multa piuttosto salata. Il decreto del 2013 prevede infatti una sanzione amministrativa per «il proprietario, il conduttore dell’unità immobiliare, l’amministratore del condominio o l’eventuale terzo» che va da un minimo di 500 a un massimo di 3mila euro.
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