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“Maledetto quel giorno”, parla la mamma di Moana Pozzi: “Quando è morta…”

Pubblicato: 11/11/2023 11:17
Moana Pozzi, attrice porno e icona italiana
Moana Pozzi

Intervista alla madre di Moana Pozzi. Nel 2024, a settembre, saranno trent’anni dalla prematura scomparsa di Moana Pozzi, showgirl, attrice porno, ma soprattutto icona italiana di una tardiva liberazione dei costumi sessuali. Genovese di nascita, nata il 27 aprile 1961, morì a Lione a soli 33 anni. Sua mamma, Rosanna Alloisio, 82 anni, parla in esclusiva con il Corriere, raccontando sua figlia dal suo punto di vista. “Maledetto il girono che ha incontrato Riccardo Schicchi”.
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Moana Pozzi

Rosanna Alloisio, intervista alla madre di Moana Pozzi

“Quando è morta era ancora bellissima”, intervista alla madre di Moana Pozzi. Per Rosanna il mondo del porno era qualcosa di terribile, un mondo infernale che ti marchiava a vita: “A Ovada, il nostro paese, non si poteva uscire di casa”. “Le ripetevo: ‘Non spogliarti, non li fare quei brutti film’. Dio sa se ci ho provato a convincerla, non c’è stato santo. ‘Mammina, non ti arrabbiare, tanto lo so che mi vuoi bene lo stesso. In fondo non piacciono nemmeno a me’. E rideva, aveva denti bellissimi. ‘Come sei antica. Anche le statue sono nude. Metteresti il reggiseno pure a Paolina Bonaparte’. Litigavamo. Le passava subito. ‘Quelle parole cattive che ti ho detto, dimenticale, non ne pensavo nemmeno una’. Impossibile non amarla. A volte mi chiamava da Los Angeles solo per chiedermi una ricetta. O per dirmi che mi aveva comprato un paio di scarpe a pois, li adoravo. Non devo perdonarla di niente, quello spetta solo a nostro Signore”.
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“Da piccola era una bambina giudiziosa. Dove la mettevi stava. A Ovada, qui vicino, c’era la scuola di musica Rebora, Moana studiava chitarra classica, suonava sempre Les jeux interdits. Era brava, cantava bene. Amava il tennis, prese il brevetto da sub sul mar Rosso con i militari americani. Faceva immersioni al lago di Bracciano, nell’acqua scura, non aveva paura di niente. A 16 anni aveva già il corpo da donna, alta un metro e 78, prosperosa, non metteva minigonne o scollature, però attirava i ragazzi. ‘Oddio’, mi preoccupavo. Ero sola, mio marito, ricercatore nucleare, non c’era mai. Quando andava in balera stavo sveglia finché non rientrava, ma droghe non ne ha mai prese, non fumava e nemmeno beveva”.
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“Maledetto il giorno che ha incontrato Riccardo Schicchi”

Non so come o dove, un giorno purtroppo incontrò quello Schicchi. Ed entrò in quel mondo orribile. ‘Perché lo fai? Non ti rendi conto, finirai nel baratro’. Glielo spiegai in tutte le lingue. Però anche la migliore delle madri alla fine si stanca. ‘Non ti preoccupare, mamma, poi smetto’. In paese, non le dico, c’era da vergognarsi a uscire. Nessuno ci mancava di rispetto però, specie per mio padre, era una pena. ‘Siamo una famiglia per bene, abbiamo sempre camminato a testa alta”. Moana restava zitta’. E poi ha avuto una relazione anche con Bettino Craxi. Non erano solo amici. Lui non mi piaceva. ‘Come fai a stare con quel vecchiaccio?. È intelligente, gentile, si prende cura di me’. Ti credo, pensavo. Cercava la figura paterna che non ha avuto”.

La malattia e la morte di Moana, raccontata con il cuore di sua madre. “Era quasi Pasqua. Moana tornò a casa. Mi chiedeva sempre di prepararle i ravioli di carne e la cima alla genovese in brodo. ‘Mettici tanta maggiorana’. Quella volta però non toccò cibo. ‘Sono due mesi che ho sempre la nausea, se mangio vomito, mi sale la febbre. Sono stata in Africa, forse ho preso un virus’. Aveva gli occhi un po’ gialli. I dottori dicevano che era un’epatite mal curata. La convinsi a fare qualche accertamento a Lione con un medico nostro amico. Le hanno trovato il tumore al fegato. Però era fiduciosa. ‘Vedrai, mi curo e guarisco’. Voleva vivere. In sette mesi se n’è andata”.

“Quanto ha sofferto, ma era una leonessa. Aveva ripreso peso. Nel letto d’ospedale, mi mostrò le gambe. ‘Sono tornate com’erano’. Due giorni prima di morire mi chiese di toglierle lo smalto alle mani, per metterne uno trasparente. ‘Ai piedi lasciami quello fucsia’. Con l’aiuto di un’infermiera si lavò i capelli, con tubi e flebo attaccati. Parlavamo, ridevamo, ero convinta che si riprendesse. ‘Appena esco ci trasferiamo in campagna e apro una libreria’. Quando è morta era serena, ancora bella, le ciglia lunghissime. ‘Non metto nemmeno il mascara’. Sembrava che dormisse”.

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Ultimo Aggiornamento: 11/11/2023 12:59