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Torturava e denutriva il figlio disabile, era in condizioni spaventose: vermi nelle orecchie, rovistava nella spazzatura

Pubblicato: 04/12/2023 19:17

Un incubo, come nella trama di un film dell’orrore: percosse, lividi su polsi e caviglie, un peso di 30 chili. Questo è ciò che ha subito un ragazzo disabile di 20 anni da chi avrebbe dovuto proteggerlo e accudirlo: sua mamma.

Lo stato pietoso appurato dai medici li ha indotti a richiederne il ricovero prolungato in ospedale. Era il 7 agosto 2021 e la madre, col compagno, sono a processo in questi giorni a Torino davanti alla giudice Odilia Meroni, come ha riportato Repubblica.
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Il giovane rovistava nei cassonetti per cercare un po’ di cibo

Il giovane, con deficit cognitivi causati da una malattia genetica, aveva evidenti segni di violenza, un’igiene inesistente ed era malnutrito. A portarlo in ospedale, è stata la madre poiché il giovane aveva perso conoscenza per la privazione del cibo a cui da tempo era stato costretto. 

Nel corso dello stesso giorno, una vicina di casa della famiglia, era andata dai carabinieri a segnalare una situazione gravissima: aveva visto il giovane rovistare nei loro bidoni della spazzatura in cerca di cibo e con segni di lividi a un orecchio.
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Nessuno si era accorto della situazione gravissima

Nessuno si era mai reso conto del dramma che il giovane viveva tra le mura domestiche, neppure l’assistente sociale che aiutava lui e le sorelle a fare i compiti, convinta che l’eccessiva magrezza fosse una conseguenza della patologia da cui era affetto.

Nel corso di un’audizione protetta è stato proprio il 20enne a rivelare all’avvocato Emanuela Martini le terribili violenze: “Sì, mi picchiavano“. Così la madre e il compagno sono finite sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti.

Legato in casa e con i vermi nelle orecchie

Una storia dell’horror: ridotto a pelle e ossa, il ragazzo presentava ecchimosi ovunque. Non solo, i segni di corda su polsi e caviglie mostravano chiaramente che veniva tenuto legato in casa. Dall’orecchio gonfio e tumefatto notato dalla vicina e segnalato dai medici dell’ospedale uscivano dei vermi.

La vicina ha raccontato: “Temevo che gli potesse succedere qualcosa, lo avevo visto completamente assente, con lo sguardo perso nel vuoto, non rispondeva nemmeno quando lo chiamavamo”, ha raccontato al processo come riportato da Repubblica.  “Avevamo notato il ragazzo venire nella nostra proprietà per rovistare nel bidone dell’umido e trovare qualcosa da mangiare. Non era normale che facesse una cosa del genere”.

L’avvocato Martini: “La storia più disumana che abbia mai trattato”

L’avvocato Emanuela Martini che tutela il giovane nel procedimento ha definito questa come “la vicenda di maltrattamento più disumana a cui abbia mai assistito nella mia vita professionale”. Il procuratore aggiunto Cesare Parodi, che rappresenta l’accusa in aula, nel capo d’imputazione ha potuto solo descrivere i maltrattamenti scaturiti dalle condizioni oggettive in cui era stato trovato il ragazzo: “una serie di condotte violente avvenute colpendolo reiteratamente, ma anche con costrizioni al letto con cinghie, sopraffazioni, privazioni materiali di cibo e facendolo vivere in condizioni igieniche pessime” .

Una storia orrenda che ha un lieto fine solo in parte. Il ragazzo sarà trasferito in una struttura in cui potrà ricevere le cure necessarie ma dove non potrà mai, curare le ferite del cuore.
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