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“Me lo merito!”, il rettore universitario si alza lo stipendio da 25 a 121 mila euro: è scandalo

Pubblicato: 19/12/2023 17:19

Il rettore dell’Università del Salento, Fabio Pollice, nella bufera. Il cda dell’Ateneo oggi doveva discutere la proposta del dirigente di aumentarsi lo stipendio da 25.200 euro a a 121 mila euro l’anno. Il direttivo, però, ha optato per il rinvio, “nel rispetto del parere negativo del Senato accademico”. “È giusto che le responsabilità amministrative siano adeguatamente retribuite”, si è giustificato Pollice, salvo poi fare marcia indietro e ritirare la proposta, chiedendo di non deliberare più sul suo aumento.
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L’Università degli Studi del Salento

“Nessun colpo di testa, applicato un Dpcm valido per tutte le università”

Le giustificazioni di Pollice. “Questi compensi possono apparire eccessivi ma non li ho definiti io, anzi, ho scelto il range più basso. Ho applicato un Dpcm che vale per tutte le Università pubbliche, non ho fatto un colpo di testa. Amo questo territorio e questa università, e so che è al mio fianco in questo momento. Credo che l’aumento degli stipendi sia giusto perché gli stipendi dei dipendenti dell’università sono i meno pagati di tutta la Pubblica amministrazione. Il Dpcm spiega che è diritto di chi ha delle responsabilità avere un compenso adeguato”. Il rettore ha anche sottolineato che “l’università pubblica in Italia riceve una costante aggressione. Se la passione non viene riconosciuta torno a fare il ricercatore universitario con orgoglio”.

La protesta dei sindacati: “Sconcertante, di fronte alla precarietà”

A sollevare il caso è stata la Flc Cgil di Lecce: “stupore e malcontento nell’intera comunità accademica”. Sotto i riflettori la rideterminazione delle indennità e dei gettoni di presenza dei componenti degli organi universitari e, in particolare, di rettore, prorettore e componenti del cda. Il Senato accademico, nella seduta del 12 dicembre scorso, non ha espresso parere favorevole alla proposta di incremento, tenendo conto che ci sono situazioni di precarietà da rivedere in Ateneo.

“È sconcertante che, dopo anni di tagli alla spesa pubblica che hanno visto ridurre salari accessori e compensi tanto al personale docente quanto al personale tecnico-amministrativo, il primo e significativo intervento di segno opposto, finanziato peraltro con le economie e i risparmi sulle spese di funzionamento dell’ateneo, veda il cda autodeterminare l’aumento del proprio compenso, senza neanche l’avallo dell’organo politico”.

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