
La polemica politica è deflagrata come una bomba dopo le immagini del saluto romano fatto da centinaia di militanti di estrema destra lo scorso 7 gennaio, durante la tradizionale commemorazione della strage di Acca Larentia, avvenuta a Roma nel 1978. Ma il gesto del braccio teso in stile fascista può essere considerato o no un reato? È ciò che in queste ore si stanno domandando frotte di giuristi. Le interpretazioni sono le più varie. C’è chi afferma che lo sia e vada punito. E chi invece lo derubrica a semplice folklore. Ora a mettere una parola definitiva ci pensa la Corte di Cassazione.
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Le difficoltà della Corte di Cassazione sul saluto romano
Il presidente del senato Ignazio La Russa, le cui simpatie di destra sono ben note, sostiene ad esempio che non si sa ancora con precisione se il saluto romano sia un reato. Ma anche la stessa Corte di Cassazione si è trovata più volte a pronunciarsi su sentenze di tribunali una totalmente all’opposto dell’altra. A volte i militanti che hanno mostrato il braccio teso sono stati condannati. Altre volte assolti. “A questo punto anche noi vorremmo sapere cosa possiamo fare e cosa invece no”, si lamenta un esponente della destra estrema.
Incertezza normativa che sembra però essere giunta alla fine perché il prossimo 18 gennaio saranno le Sezioni unite della Corte di Cassazione a pronunciare una parola definitiva sulla vicenda. La sentenza che chiede l’intervento delle Sezioni Unite è stata emessa nel settembre scorso dalla Prima sezione penale della Cassazione, dopo un controverso caso giudiziario verificatosi a Milano.
Eppure bisogna ricordare che il saluto romano è punito da due diverse norme: la legge Scelba del 1952 contro l’utilizzo di simboli fascisti e la legge Mancino del 1993 contro l’istigazione al razzismo. Ma le sentenze dei tribunali su queste due leggi sono state spesso contraddittorie. Per questo ora entreranno in gioco Sezioni Unite della Cassazione, presiedute da Margherita Cassano.