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Svolta nell’omicidio di Nada Cella: “Cecere scambiata per Cella durante la fuga, erano identiche. È lei l’assassina”

Pubblicato: 15/01/2024 16:20

Testimonianze ed elementi di prova che all’epoca non vennero considerati oggi al centro delle accuse. La svolta processuale sull’omicidio di Nada Cella. La segretaria 24enne uccisa a Chiavari nello studio del commercialista Marco Soracco, dove lavorava. Un delitto rimasto irrisolto per 28 anni: gli investigatori coordinati dalla pm Gabriella Dotto sono ripartiti da chi la mattina del 6 maggio 1996 vide una donna uscire dallo studio di via Marsala.

La decisione spetterà alla giudice per le udienze preliminari Angela Maria Nutini. La Nutini avrà davanti a sé l’ex insegnante Anna Lucia Cecere, oggi 55enne, accusata di omicidio “per rancore e gelosia”. Pur sfiorando la stessa Cecere, gli inquirenti nel 1996 si concentrarono a lungo sul datore di lavoro di Nada, il commercialista Marco Soracco. Perché è nel suo studio, un piano sotto alla sua abitazione in via Marsala 14, che è stata trovata agonizzante la vittima. E perché è lui a chiamare i soccorsi. Quel professionista apparso fin da subito straordinariamente calmo, freddo, lontano, allo stesso tempo è sempre stato gentile e accondiscendente con chiunque gli abbia chiesto conto del delitto. Ma ora, a distanza di 28 anni, potrebbe finalmente venire fuori la verità.
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Ma qual è la prova che inchioda la Cecere?

Il lavoro della criminologa Antonella Delfino Pesce, ha portato un nuovo impulso alle indagini. Oggi, dopo due anni di lavoro, scrive la pm che “le indagini compiute dimostrano che Soracco, insieme alla madre Marisa e alla zia Fausta Bacchioni, mantenne il silenzio sulla identità della assassina (sia all’epoca che oggi), nella ragionevole convinzione che ciò costituisse un sicuro vantaggio personale. Le prove acquisite dimostrano infatti che la segretaria era venuta a conoscenza di qualche informazione che doveva rimanere segreta all’interno dello studio, e forse disponeva anche di una qualche documentazione a riguardo”.

Così, durante il nuovo filone dell’indagine, è venuto fuori un nuovo elemento. Come una madre e un figlio che erano in macchina quando videro una ragazza allontanarsi da via Marsala. Racconteranno poi agli investigatori che aveva una mano sporca di sangue. Una donna che la madre, oggi deceduta, conosceva perché abitava lì vicino. Si chiamava Anna. Per la procura di Genova si tratta di Anna Lucia Cecere.

Nel frattempo la procura ha chiesto il rinvio a giudizio anche per Soracco e la madre, Marisa Bacchioni, accusati di favoreggiamento e false dichiarazioni. Cecere secondo l’accusa sarebbe stata gelosa di Nada sia per il suo posto di lavoro che per le attenzioni che le riservava Soracco. Sempre stando all’accusa, Soracco e la madre avrebbero coperto la donna, uno dei tanti comportamenti reticenti che emergerebbero dalle carte processuali. 

La tesi dell’accusa

Secondo l’accusa “una straordinaria coincidenza portò Anna Lucia Cecere, per motivi di rancore e gelosia, ad aggredire la segretaria nello studio ove a stessa si trovava la mattina del 6 maggio 1996 e dove certamente sopraggiunse il Soracco, il quale al fine di mantenere segrete le informazioni scoperte da Nada, e ragionevolmente nella convinzione di correre rischi concreti di coinvolgimento nell’azione omicida (con il supporto delle due parenti, e anche con successivi autorevoli consigli), assunse una condotta reticente e concretamente depistante per e indagini di polizia, sia all’epoca delle prime indagini, che nel corso delle indagini più recenti”.
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All’epoca indagini condotte in maniera sbrigativa non permisero di concentrarsi in maniera consona sulla Cecere: “Gli accertamenti a carico di Anna Lucia furono compiuti all’epoca, dai Carabinieri (che effettuarono una perquisizione delegata) e si conclusero in pochi giorni, senza in realtà, come oggi pare emergere in modo certo, che la Polizia impegnata in via principale nella attività investigativa, abbia mai avuto modo di conoscere, fino ad oggi, gli elementi acquisiti in quella particolare porzione di indagine”.

Un delitto che a distanza di 28 anni potrebbe finalmente avere un “lieto fine”.
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Ultimo Aggiornamento: 15/02/2024 14:26