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La legale di Alessia Pifferi si difende: “Per me lei è un’amica, le porto i cioccolatini in carcere”

Pubblicato: 26/01/2024 18:25

Un’inchiesta nell’inchiesta. Sono sotto indagine le due psicologhe del carcere di San Vittore che hanno redatto una relazione, effettuando un test sul quoziente intellettivo, su Alessia Pifferi. Le professioniste sono accusate di favoreggiamento e falso ideologico e nei loro confronti è scattata anche la perquisizione. Con loro anche la legale Alessia Pontenani.

L’avvocato ha dichiarato dopo l’avvio dell’inchiesta: “Sono molto tranquilla, non ho fatto niente di male. E non rinuncio assolutamente all’incarico. Alessia Pifferi ormai è un’amica, abbandonata da tutti: in carcere le porto cibo, vestiti e soldi. E se potessi, la porterei a casa mia. Penso che abbia un deficit cognitivo importante. La relazione delle psicologhe contestata dai pm sul suo basso quoziente intellettivo? Venne realizzata prima della mia nomina”. E in una lunga intervista rilasciata a Repubblica, ha raccontato la sua versione dei fatti e il rapporto che lega le due.
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“Sono molto tranquilla”

La legale confida a caldo le sue sensazioni non appena ha ricevuto la notizia: “Mi sono messa a ridere per l’incredulità. Sono molto tranquilla, non ho fatto niente di male. Assolutamente. “Le psicologhe del carcere hanno redatto il diario clinico e hanno fatto questo test. Forse, anche per capire come gestirla. Tutto ciò prima della mia nomina! Motivo per cui non si capisce cosa c’entri io, visto che sono stata nominata il 23 marzo di un anno fa quando era stato già fatto tutto”.

Un rapporto, quello tra la legale e lo psicologhe, superficiale: “C’è un’unica telefonata dello scorso 14 gennaio fra me e una di loro, durante la quale mi dice: bravissima, hai ottenuto la perizia psichiatrica (disposta per Pifferi dalla Corte d’assise durante il processo in corso, ndr). Ho risposto di essere certa che i test stanno andando benissimo, che confermano che la mia assistita è “scema scema”. Una battuta poco carina, è vero. A Pifferi avevo anche detto che con le psicologhe non dovevano più vedersi né chiamarsi, prima che qualcuno potesse pensare che veniva influenzata. Mi sembrava pacifico che non dovessero più andarci”.

Il rapporto tra le due: “Le porto i cioccolatini in carcere”

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Secondo me ha un deficit cognitivo importante. Se viene fuori che non è vero e ha ingannato tutti, che ha finto con le psicologhe e anche con me, sono una vittima pure io. Non le ho mica detto di buttarsi per terra e strapparsi i capelli, come strategia difensiva. Ma le psicologhe che motivo avrebbero avuto di aiutarla? Veramente, come ho letto, per scardinare il sistema? Ma per favore”. Questo è quanto pensa della sua assistita.

Tra le due, nel tempo, è nato un rapporto affettuoso: “Per me è diventata un’amica, una persona da aiutare. Se avessi la possibilità, me la porterei a casa mia. E potrei veramente farlo. Perché quando uscirà non avrà più una casa, nessuno, finirà per strada”. Un incarico che la Pontenani non vuole lasciare per nulla al mondo: “Ieri l’ho vista, mi ha detto: mi raccomando. Si è affezionata, e anch’io a lei. Le porto i cioccolatini, non so se si può fare. A parte questo nulla. Mi sono fatta fare un’istanza di autorizzazione per portarle cibo, vestiti e spesso anche un 50 euro. Una volta al mese, anche di più”.
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Ultimo Aggiornamento: 26/01/2024 21:46