
Ilaria Salis, la maestra antifascista italiana di 39 anni detenuta da quasi un anno nel carcere di massima sicurezza a Budapest, Ungheria, continua a far parlare di sé attraverso una nuova lettera di denuncia indirizzata all’ambasciatore italiano in Ungheria, Manuel Jacoangeli. Dopo la prima udienza del suo processo avvenuta il 29 gennaio, durante la quale è stata portata in tribunale ammanettata e al guinzaglio, Salis ha rivelato di essere stata interrogata da due agenti femminili della polizia penitenziaria riguardo alle sue condizioni di detenzione.
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Ilaria Salis: “Ho firmato un documento che non ho capito”
“Purtroppo in prigione dobbiamo seguire gli ordini e ho dovuto firmare pur non avendo capito,” scrive Salis, evidenziando come le sia stato richiesto di firmare un verbale redatto in ungherese, lingua che non conosce. Questa circostanza solleva dubbi e preoccupazioni sul contenuto del documento firmato, come sottolineato dal suo avvocato Eugenio Losco da Milano: “Il timore di Salis è che le sue risposte sulle condizioni in carcere non corrispondano a quelle effettivamente fornite agli operatori penitenziari”.
Nonostante le intimidazioni, Salis ha confermato le accuse precedentemente mosse contro l’istituto penitenziario, tra cui condizioni igieniche inaccettabili, cibo di pessima qualità, infestazioni di parassiti, mancanza di cure mediche adeguate e sovraffollamento delle celle. “Ho dovuto firmare perché rifiutarsi di eseguire un ordine in carcere non è una cosa ben vista. Ho avuto paura delle conseguenze,” ha condiviso Salis nell’ultimo messaggio.
L’avvocato Losco esprime forte preoccupazione per la situazione di Salis: “È molto, ma molto preoccupata per quello che sta succedendo in carcere.” La preoccupazione maggiore risiede nella possibilità che il documento firmato possa essere utilizzato per screditare Salis. L’avvocato ha chiesto l’intervento dell’ambasciata per ottenere una copia delle dichiarazioni e valutare la natura dell’adempimento richiesto a Salis, temendo possa trattarsi di un tentativo di intimidazione.
Nel mezzo delle polemiche sollevate da alcuni ambienti politici sul passato di Salis e sulle manifestazioni a cui ha partecipato, Losco sottolinea l’importanza di concentrarsi sulle attuali condizioni di detenzione e sui diritti umani: “È su questo che dobbiamo concentrarci, non su altre vicende personali di Ilaria che sono irrilevanti”.
La lettera di Ilaria Salis dall’interno delle mura del carcere di Budapest mette in luce le difficili condizioni di detenzione che sta affrontando e la sua lotta per la giustizia e il rispetto dei diritti umani, in una situazione che richiede attenzione e intervento da parte delle autorità italiane e internazionali.