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Streptococco A, i più colpiti sono gli adulti: a Milano 6 morti

Pubblicato: 08/02/2024 11:37

Che dopo le limitazioni per il Covid, l’immunità a virus e batteri nella popolazione si era abbassata lo abbiamo appreso in tempi recenti. In più, lo scorso inverno, la circolazione dello streptococco è iniziata in anticipo, e questo ha contribuito ad innescare una fortissima esplosione del contagio: le conseguenze si sono viste soprattutto nelle scuole, con infezioni a catena, e nelle farmacie, per la carenza di antibiotici. Un recente studio del Policlinico e dell’Humanitas, riportato dal Corriere della sera, ha però scoperto due aspetti inediti (e preoccupanti) nel batterio circolato a Milano nei sei mesi a cavallo tra 2022 e 2023, con marcate differenze rispetto alle ondate dei cinque anni precedenti al Covid.
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Lo studio di Humanitas e Policlinico

Lo streptococco A, lo scorso inverno, ha colpito in proporzione molto più gli adulti rispetto ai bambini. E lo ha fatto con forme di malattia più gravi. Dei 28 casi per i quali i ricercatori dei due ospedali sono riusciti a ricostruire l’intero profilo genetico del batterio (per un approfondimento epidemiologico), 11 pazienti hanno avuto conseguenze che hanno messo a rischio la loro vita: 5 sono stati salvati, ma hanno avuto bisogno di un ricovero in terapia intensiva, 6 sono morti.

Nello studio pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Microbiology, e riportato sempre dal quotidiano milanese, i ricercatori hanno preso in considerazione tutti i casi di streptococco A trattati da Policlinico e Humanitas da gennaio 2015, a marzo 2023. Un totale di circa 2.900 pazienti. Per la maggior parte si è trattato di infezioni «non invasive» (ovvero limitate alle alte vie aeree, senza penetrazione profonda nel sangue, nei tessuti o nei polmoni) e che hanno colpito bambini o ragazzi.

Questo è invece l’inedito scenario dell’inverno 2022/ 2023: «Prima del Covid-19 l’andamento di infezioni invasive era poco influenzato da fluttuazioni temporali, ed era stabilizzato su valori che non superavano mai i 13 casi ogni tre mesi». Dopo la pandemia, l’evoluzione piuttosto stabile del passato ha avuto un cambiamento molto marcato: «Durante l’ultimo trimestre del 2022 e il primo del 2023, i nostri ospedali hanno assistito a un forte aumento delle infezioni. Da notare che l’incremento maggiore è stato osservato per le infezioni “invasive”, che nel solo primo trimestre del 2023 sono arrivate a 34 casi, e cioè circa il triplo rispetto al numero medio costantemente osservato nello stesso periodo dell’anno prima della pandemia».

Quali sono i rischi

Al contrario di quel che è accaduto in altre zone e altri Paesi d’Europa, nei due ospedali milanesi le infezioni più gravi hanno riguardato per la stragrande maggioranza pazienti adulti (95%), «e in oltre la metà dei casi l’infezione ha messo a rischio la vita dei pazienti». Al di là della ricostruzione statistica, l’obiettivo principale dei ricercatori era l’analisi genetica dei diversi ceppi del batterio in circolazione, per verificare l’associazione tra una certa forma e le conseguenze per la salute dei contagiati. Allo stesso tempo, hanno tentato di verificare se si potessero identificare delle catene di trasmissione. In realtà però l’inverno scorso a Milano c’è stato «un alto livello di circolazione di diversi tipi di streptococco nella comunità», senza l’identificazione di «catene di trasmissione». È un elemento di interesse scientifico, perché molti altri studi, negli anni passati, avevano invece scoperto catene di contagio tra gli adulti negli ospedali, in case di cura, o comunque tra sotto-gruppi di popolazione a rischio, come i tossicodipendenti.

A Milano invece il batterio, in almeno 12 varianti identificate, è circolato senza legami con particolari luoghi o gruppi sociali. Ciò però porta i ricercatori a concludere: «L’analisi della sequenza genetica del batterio si rivela utile per la classificazione del rischio e il trattamento dei pazienti».

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Ultimo Aggiornamento: 08/02/2024 16:23

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