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“Per fatti così gravi non esiste diritto all’oblio”: Fedez vince la causa contro Pietro Maso

Pubblicato: 15/02/2024 13:02

Fedez non ha diffamato Pietro Maso nel brano “No Game-Freestyle”. Il rapper ha avuto la meglio in tribunale contro l’uomo che nel 1991 aveva ucciso, insieme a tre amici, i genitori e per l’omicidio ha scontato 30 anni di carcere. Nonostante la natura cruda delle parole usate nel testo, i giudici hanno deciso che non costituisce diffamazione e archiviato il caso.

La causa per diffamazione

La strofa incriminata, finita nella denuncia depositata a piazzale Clodio dal legale Alessio Pomponi, arriva al minuto 1’22’ dall’inizio del brano. «Flow delicato, pietre di raso, saluti a famiglia da Pietro Maso, la vita ti spranga sempre a testa alta come quando esce sangue dal naso (…)», le parole che hanno scatenato la reazione di Maso, tornato libero nel 2013 dopo una condanna ad oltre 30 anni di carcere.


Fedez, difeso dagli avvocati Gabriele Minniti e Andrea Pietrolucci, ha sostenuto che il suo brano è una forma di espressione artistica, e come tale non può essere giudicato alla stregua di una dichiarazione di diffamazione. Il giudice ha sottolineato che il brano di Fedez è una «creazione artistica», e come tale deve essere valutato.

Il diritto all’oblio

Una delle questioni più controverse sollevate dalla querela è il “diritto all’oblio” di Maso, ovvero il diritto a essere “dimenticato”. Per il Gip che ha accolto la richiesta di archiviazione della Procura di Roma, Maso non vi si può appellare per la gravità del reato commesso e della notorietà del suo autore poiché i fatti continuano a essere di interesse generale «anche a distanza di molto tempo dalla commissione».


L’efferato delitto

Il delitto dei coniugi Antonio Maso e Mariarosa Tessari, finiti a colpi di spranga e punteruolo, avvenne la notte tra il 17 e il 18 aprile del 1991 nella villetta dove vivevano a Montecchia di Crosara, piccolo centro in provincia di Verona. Un omicidio efferato che ha caratterizzato la cronaca nera degli anni ’90. Pietro Maso, all’epoca dei fatti appena 19enne, dopo alcuni giorni confessò di essere l’autore del massacro, compiuto con l’aiuto di tre suoi amici, Paolo Cavazza, Giorgio Carbognin e un minorenne, al fine di appropriarsi della sua parte di eredità. Il nome di Maso è tornato d’attualità nel luglio 2020 dopo che divenne di dominio pubblico la notizia del reddito di cittadinanza da lui percepito per alcuni mesi.

La causa contro l’a.d.

In ambito giudiziario, il rapper Fedez ha invece avuto la peggio nei confronti di un suo ex amministratore delegato che aveva denunciato per una truffa da 100mila euro. Fedez ha accusato l’ex a.d. della Doom Srl, società gestita dalla madre Annamaria Barrinzaghi, di truffa, affermando che avrebbe nascosto parte di un’offerta di sponsorizzazione da una nota marca di zainetti. L’accusa sostenuta dal pubblico ministero era che l’ex a.d. avesse intascato 100mila euro, nascondendoli alla società. Tuttavia, il Tribunale ha assolto l’ex amministratore delegato, sostenendo che non è emersa alcuna finalità ingannatoria e che la società non è stata raggirata, in quanto nulla le è stato celato. La difesa ha sostenuto che l’imputato possedeva le facoltà e i poteri necessari per proporre il contratto di sponsorizzazione.