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Braccianti presi a cinghiate e massacrati nei campi, denunciati 5 imprenditori

Pubblicato: 16/02/2024 15:53

In un’operazione coordinata dall’Ispettorato del Lavoro di Caserta, nell’ambito del progetto multi-agenzia Su.Pr.eme., si è svolta una vasta attività di vigilanza per contrastare il fenomeno dello sfruttamento lavorativo e del caporalato nei campi agricoli dell’agro-aversano, dell’agro-sessano e della zona dei Mazzoni. La task force, composta da personale degli Ispettorati di Caserta, Napoli, Sassari, Roma, e Salerno, affiancata dai carabinieri del Nil dell’Itl di Caserta e da mediatori culturali dell’Oim, ha messo in luce una realtà allarmante.

Durante l’operazione, che ha visto il supporto logistico delle locali stazioni dei Carabinieri e, per una settimana, la partecipazione di personale ispettivo dell’Inps e dello Spesal della locale Asl, sono state ispezionate diciassette aziende agricole. La maggior parte di esse, operanti principalmente nel settore della coltivazione di pomodori, peperoni, melanzane e angurie, ha mostrato gravi irregolarità: 14 aziende su 17 non erano in regola con la normativa sui rapporti di lavoro e sulla legislazione sociale. Per le restanti tre aziende sono ancora in corso accertamenti.

Dall’indagine emergono cifre preoccupanti: su 64 lavoratori controllati, 20 sono stati trovati completamente “in nero”, tutti stranieri, provenienti in maggior parte dall’Est Europa e dal Nord Africa. Di questi, 51 lavoratori extra-Ue, 11 erano privi del necessario permesso di soggiorno per motivi di lavoro. A fronte di queste violazioni, sono stati emessi 4 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale e denunciati 5 imprenditori.

Frutta raccolta sotto il sole cocente a 7 euro all’ora

Il caso più grave è stato scoperto in un campo della zona dei Mazzoni, dove 7 lavoratori di nazionalità tunisina, privi di permesso di soggiorno, sono stati trovati a raccogliere angurie sotto il sole cocente. Questi lavoratori, alcuni senza nemmeno le calzature adeguate, venivano remunerati con un pagamento a cottimo di 7 euro a cassone, per una giornata lavorativa di 9 ore senza riposi settimanali.

L’indagine non si ferma alla mera constatazione delle irregolarità contrattuali, ma si estende alle violazioni in materia di orario di lavoro e di sicurezza nei luoghi di lavoro, come l’omessa consegna dei dispositivi di protezione individuale. Sono in corso accertamenti per verificare la sussistenza del reato di sfruttamento lavorativo nei confronti dei datori di lavoro, che rimangono presunti innocenti fino all’emissione di una sentenza definitiva.

Questa operazione sottolinea la necessità di un impegno costante e congiunto delle istituzioni per eradicare il fenomeno del caporalato e garantire condizioni di lavoro dignitose per tutti i lavoratori, specialmente per quelli più vulnerabili e sfruttati. La lotta allo sfruttamento lavorativo e al caporalato continua a essere una priorità per garantire giustizia e sicurezza nei luoghi di lavoro.