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L’orrore della casa del crack, dove decine di donne si prostituiscono in cambio di fumo. La studentessa: “Ero disposta a fare tutto”

Pubblicato: 06/03/2024 17:23

Sta facendo discutere il racconto in Aula di una studentessa di Psicologia che a Torino, per pagarsi il crack, si prostituiva. La testimonianza sconvolgente è riportata da Repubblica: “Studiavo psicologia e per pagarmi il crack mi prostituivo. Facevo uso di stupefacenti. Li assumo ancora. Il crack è così. Pensi solo a quello e ne vuoi sempre di più. Se mi dicevano fai quello, io per il crack facevo quello. Anche per 5 euro”.

La giovane continua: “Era Monique che mi invitava a feste dove mi offrivano da fumare e io andavo. Altre volte arrivavo io col mio cliente. Anche Monique partecipava ai festini, facendo uso di crack”. Ancora la ragazza: “I clienti chiamavano, venivano e avevano rapporti con tutti, Monique o anche io, o altre. Pagavano il crack e basta. Si mettevano lì e fumavano. Il crack purtroppo ti porta a volerne sempre di più”. Questo era ciò che accadeva in Via Urbino 33 nella Torino del crack.
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La testimonianza agghiacciante: “Il denaro che la ragazza guadagna viene subito investito nel crack che si fuma”

Si è concluso il filone dibattimentale del processo scaturito da una lunga indagine portata avanti dai Carabinieri. Sul banco degli imputati c’erano i due presunti complici di Monique, transessuale condannato in abbreviato a 2 anni e 8 mesi di reclusione e 3mila euro di multa per sfruttamento della prostituzione. I due presunti complici sono stati assolti.

Un racconto dell’orrore dove droga e sesso si intrecciano in maniera indissolubile. “Prima lo facevo, prima potevo fumare – rivela una studentessa –. Ho conosciuto almeno dieci ragazze che si prostituiscono per Monique. È una prostituzione strana, nel senso che non c’è mai un’entrata di soldi. Il denaro che la ragazza guadagna viene subito investito nel crack che si fuma. Stavo a casa di Monique anche per quattro giorni di fila e avevo rapporti con 30 o 40 clienti al giorno. Tutto il denaro me lo fumavo subito. Tutto in crack“. Giovani donne invischiate a tal punto nella dipendenza di una delle droghe più devastanti – ma anche più vendute a Torino – da restare quattro giorni consecutivi in un alloggio fetido, per drogarsi e prostituirsi.

La giovane aspirante psicologa confessa “Il crack è così. Pensi solo a quello”

“Studiavo psicologia e per pagarmi il crack mi prostituivo. Facevo uso di stupefacenti. Li assumo ancora. Il crack è così. Pensi solo a quello e ne vuoi sempre di più. Se mi dicevano fai quello, io per il crack facevo quello. Anche per 5 euro”. Questo l’inizio dell’infermo per una giovane aspirante psicologa.

Un racconto che lascia senza fiato per la crudeltà: “Non mi piace prostituirmi. Non mi piace l’atto sessuale, ma quando fumo il crack ne voglio sempre di più. E se non ne ho, se non me lo danno subito, perdo l’embolo. Per questo lo faccio. A quelle feste ci sarei andata comunque, perché per il crack faccio qualsiasi cosa“. Un tunnel che l’ha inghiottita nel 2017: “Era Monique che mi invitava a feste dove mi offrivano da fumare e io andavo. Altre volte arrivavo io col mio cliente. Anche Monique partecipava ai festini, facendo uso di crack anche lui. Dei clienti, alcuni andavano con lui, o con me, altri fumavano e basta”.

Una storia però, non ancora conclusasi: “Lei quindi va al Serd, si sta disintossicando?”, le chiede speranzosa la pm. Dal volto della ragazza si capisce che no, non così. Il crack non ha pietà.
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