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Uccide figlio di 3 anni perché “la Bibbia dice che posso castigarlo”: c’era il sangue anche sull’orsacchiotto

Pubblicato: 12/03/2024 22:39

Nella contea inglese di Durham, precisamente nel villaggio di Ushaw Moor, si è consumata una tragedia che ha visto come vittima Dwelaniyah, un bambino di soli tre anni, a causa delle azioni di sua madre, Christina Robinson, 30 anni. Gli eventi che hanno portato alla morte del piccolo sono ora al centro di un processo, con la Robinson accusata di omicidio e maltrattamenti nei confronti di minori.

Gli atti di violenza subiti dal bambino includono bruciature provocate dall’acqua bollente sulle sue gambe e sulle natiche e colpi inferti con una canna di bambù. Le investigazioni hanno rivelato la presenza di sangue di Dwelaniyah su diversi oggetti e superfici della casa, incluso il suo orsacchiotto, suggerendo un quadro di abusi prolungati.

Il processo: trovati sangue e pelle in vari punti della casa

Durante il suo processo presso la Newcastle Crown Court, Robinson ha giustificato le sue azioni facendo riferimento ad interpretazioni personali di testi biblici che, a suo dire, le avrebbero permesso di punire il figlio. Questa affermazione è stata fatta mentre si cercava di spiegare la natura e l’estensione delle lesioni inflitte al bambino.

bimbo vittima

L’inchiesta ha portato alla luce che le ferite e le ustioni riportate da Dwelaniyah erano così gravi da lasciare tracce di sangue e persino frammenti di pelle in varie parti dell’abitazione, compreso il bagno e vicino al suo letto, oltre che su una canna di bambù trovata nella casa. Questi elementi hanno fornito agli inquirenti prove schiaccianti della violenza esercitata sulla giovane vittima.

Il caso ha generato indignazione pubblica e ha messo in discussione la responsabilità della società nel proteggere i bambini da abusi e violenze. La comunità attende ora le conclusioni del processo, con la speranza che venga fatta giustizia per il piccolo Dwelaniyah e che eventi simili possano essere prevenuti in futuro.