Vai al contenuto

Morto Paul Alexander, l’uomo che ha vissuto 70 anni in un polmone d’acciaio

Pubblicato: 13/03/2024 16:07

È morto a Dallas, negli Stati Uniti, dove era nato 78 anni fa, Paul Alexander, un uomo che, dopo essere sopravvissuto a un’epidemia di poliomielite da bambino, che lo aveva reso paralizzato a vita, ha vissuto per oltre 70 anni, dal 1952 al 2024, in un “polmone d’acciaio“. Come riporta Cbs News, alcune settimane fa, Alexander era stato portato d’urgenza al pronto soccorso e ricoverato in ospedale dopo aver contratto il Covid. Era stato poi dimesso dall’ospedale. A darne la notizia è un aggiornamento pubblicato ieri sulla sua pagina GoFundMe e firmato dall’attivista per i diritti dei disabili Christopher Ulmer.

“Paul Alexander, ‘l’uomo dal polmone di acciaio’ è morto ieri (lunedì 11 marzo per chi legge, ndr)”, annuncia sul sito. “Dopo esser sopravvissuto alla poliomielite da bambino, ha vissuto più di 70 anni all’interno di un polmone di acciaio. In questo periodo Paul è andato al college, è diventato avvocato e scrittore. La sua storia – continua Ulmer – ha viaggiato in lungo e in largo, influenzando positivamente le persone in tutto il mondo. Paul è stato un modello incredibile che continuerà a essere ricordato”.
Leggi anche: Assunto da un mese, Giuseppe muore a 26 anni in fabbrica. Rabbia e disperazione

La storia di Polio Paul

Durante la sua vita, Paul, conosciuto come “l’uomo dal polmone d’acciaio”, ha frequentato l’università ed è diventato un avvocato. Nel 2020, Alexander, famoso in tutto il mondo, ha pubblicato il suo libro di memorie, “Three Minutes for a Dog”.

“Polio Paul” era rimasto paralizzato quando aveva solo 6 anni, nel 1952, a causa della poliomielite. Successe tutto in estate: lamentava mal di testa e febbre. Era la poliomielite. Dopo qualche giorno in ospedale, il ricovero in ospedale e l’intervento chirurgico per cercare di asportare il muco che il suo organismo non riusciva ad espellere e che aveva ormai riempito i suoi polmoni. Le sue condizioni erano così gravi che i medici furono costretti a metterlo in uno strano congegno meccanico, un tubo d’acciaio dal quale usciva solo la testa. Era il polmone d’acciaio. Paul non sarebbe più uscito da quella strana macchina.

“Il polmone d’acciaio in cui Paul Alexander ha vissuto per lungo tempo è una sorta di grande tubo metallico che, in passato, si utilizzava per permettere ai pazienti di respirare” spiega Vincenzo Montesarchio, direttore Pneumologia e Oncologia all’Ospedale Monaldi di Napoli. “Queste macchine utilizzano il vuoto per spingere l’aria dentro e fuori dai polmoni, sostituendosi in parole povere, ai muscoli che nel caso di Paul – continua – non funzionavano. Questo tipo di ausili respiratori sono stati, nel corso del tempo, sostituiti da ‘ventilatori meccanici’, meno rudimentali, più maneggevoli e più performanti”. Insomma, le sue condizioni non gli hanno impedito di vivere la sua vita ed è per questo che viene considerato un modello a cui ispirarsi.

La petizione su GoFundMe

Negli ultimi anni, l’uomo viveva in un piccolo monolocale privo di finestre, come ricorda una petizione sul sito GoFundMe lanciata per sostenere le sue spese sanitarie: “È stato sfruttato da persone che avrebbero dovuto curare i suoi interessi. Questi furti, uniti al costo elevato dell’assistenza sanitaria, hanno lasciato a Paul pochi soldi per sopravvivere“.

Alexander, prosegue il testo della petizione, “lotta per mantenere il suo ‘polmone d’acciaio’, per permettersi l’assistenza sanitaria e per trovare un alloggio che soddisfi le sue esigenze”.

L’annuncio della morte è stato dato proprio sul sito della petizione, dove si legge anche una dichiarazione del fratello dell’uomo: “Sono molto grato a tutti coloro che hanno donato per la raccolta fondi di mio fratello. Gli ha permesso di vivere i suoi ultimi anni senza stress. Inoltre, servirà a pagare il suo funerale in questo momento difficile. È assolutamente incredibile leggere tutti i commenti e sapere che così tante persone sono state ispirate da Paul. Sono così grato”.
Leggi anche: Tragedia a Terni, donna incinta muore in attesa del ricovero: “L’ambulanza non arrivava mai”