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I miliardi dell’accordo tra Europa ed Egitto fanno dimenticare Giulio Regeni

Pubblicato: 18/03/2024 07:06

In un panorama internazionale in cui le questioni di democrazia e diritti umani dovrebbero guidare ogni forma di dialogo e cooperazione, l’accordo tra l’Unione Europea e l’Egitto, valorizzato da un sostegno finanziario di 7,4 miliardi di euro per il periodo 2024-2027, solleva interrogativi profondi e scomodi. Al centro dell’intesa, promossa con fervore dalla Premier italiana Giorgia Meloni e dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, vi è l’impegno dell’Egitto nel frenare gli sbarchi e mediare sulla situazione a Gaza. Un obiettivo nobile, se non fosse per il pesante silenzio che lo avvolge riguardo al tragico caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano la cui morte in Egitto rimane un nodo irrisolto tra i due paesi.

Mentre l’accordo è stato siglato con grande pompa, il debito estero dell’Egitto tocca quota 160 miliardi e la sterlina egiziana perde il suo valore, sembra che la memoria di Regeni sia relegata a nota a margine, un imbarazzante dettaglio in un discorso più ampio su finanze e flussi migratori. Questo, nonostante le dichiarazioni di principio sull’avanzamento della democrazia, delle libertà fondamentali, e dei diritti umani.

La risposta di Meloni, quando interrogata specificamente sulla discussione del caso Regeni con il Presidente egiziano Al Sisi, suona come un eco distante di un impegno politico che appare sfuggente: si parla, ma fino a che punto queste parole si traducono in azione? E, più pressante, come si concilia questo con l’aperta cooperazione con un governo accusato di aver depistato le indagini sulla morte di Regeni?

Questi accordi, benché presentati come un passo avanti nel Piano Mattei per l’Africa, mettono in luce una certa reticenza nel sollevare questioni scomode, una sorta di diplomazia del silenzio che non fa onore all’impegno dichiarato dell’UE verso i diritti umani. La seconda udienza del processo ai quattro agenti della National Security egiziana, accusati della morte di Regeni, si svolge in un clima di attesa e di speranza per la giustizia, ma anche di amarezza per un’opportunità mancata di tenere fermo il timone dei principi, anche quando questi sembrano remare contro le correnti della convenienza politica e economica.

Il destino di Regeni, e la richiesta di giustizia per lui e la sua famiglia, rimangono un test cruciale per l’attuale governo italiano e per l’UE nel loro complesso. Saranno capaci di bilanciare gli interessi strategici e finanziari con l’imperativo morale e giuridico di perseguire la verità e la giustizia? O il ricordo di Giulio Regeni sarà sommerso dalle onde dei compromessi politici e dai flussi di denaro? La storia giudicherà, e la critica, per quanto velata, resterà a testimoniare l’importanza di non dimenticare.