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Torture al Beccaria, parla l’avvocato di una delle vittime: “Mi implorava di non farlo tornare in carcere”

Pubblicato: 26/04/2024 16:03

Non solo presunte omissioni da parte dei vertici, il “sistema” di violenze sui detenuti del carcere minorile Beccaria di Milano potrebbe essere stato volutamente ignorato anche dalle altre figure presenti nella struttura. Questo il fulcro dell’inchiesta della procura di Milano sulle ipotizzate torture. “Pestaggi di gruppo – scrivono le pm titolari dell’inchiesta -, organizzati in luoghi isolati e privi di telecamere, senza alcun immediato e attuale atto di resistenza da contenere”. Anche se alcune telecamere all’interno dell’istituto hanno ripreso scene che poi sono risultate di riscontro alle ipotesi del pool di inquirenti.

L’avvocato Stefano Deluca è spesso impegnato nelle cause dei più deboli e di chi vive al margine della ricca Milano. Tempo fa gli era stata sottoposta la vicenda di un ragazzino arrestato per rapina e detenuto nel carcere minorile Cesare Beccaria. È stato proprio il legale, durante un’udienza, uno dei primi ad accorgersi delle condizioni del giovane nell’istituto penitenziario.

Il ragazzo è tra quelli che hanno riferito di aver subito aggressioni fisiche da parte degli agenti di polizia penitenziaria in un’indagine, portata avanti dalla Procura di Milano, che ha portato a 13 arresti e 8 sospensioni di pubblico impiego nei confronti di personale operante al Beccaria tra il 2022 e il 2024. In un’intervista Deluca racconta a Fanpage.it la vicenda del suo assistito.
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Il racconto dell’avvocato Deluca: “Il ragazzo mi raccontò tutte le torture”

“Il mio assistito era in fase di custodia cautelare in carcere. Stavo seguendo questo ragazzo nel procedimento penale minorile e poco prima di Natale 2022 era prevista un’udienza preliminare per decidere se procedere con il giudizio abbreviato oppure con l’ordinario Quella mattina di fine dicembre ero arrivato in tribunale prima di tutti gli altri, a seguire la mamma del ragazzo, l’assistente sociale e infine lui, che arrivava dal Beccaria. Come mi ha visto, mi ha abbracciato dicendomi “Io non voglio tornare più lì, devi fare di tutto perché io non ritorni in carcere” comincia così il racconto agghiacciante del legale.

Gli ho visto degli ematomi in faccia, la cosa mi aveva colpito, tanto che che gli avevo chiesto con chi avesse litigato, pensavo che avesse fatto a botte con qualche altro detenuto. Invece lui mi raccontò che l’avevano picchiato. Era tarda serata, pressapoco verso le dieci o le undici, e lui voleva fumare, per questo chiedeva alle guardie l’accendino (che naturalmente nelle celle non è consentito, ndr), ma nessuno gli dava retta, perciò ha fatto del baccano, picchiava sulla porta. Quindi l’hanno fatto andare in un ufficio e lì nell’ufficio… Dovevano essere almeno due o tre persone, poi l’hanno rimesso in cella e hanno richiuso la porta. Quella mattina mi disse di aver paura di tornare al Beccaria”.

Infine l’avvocato racconta del coraggio del suo assistito nel denunciare le violenza subite: “Lui aveva parlato sicuramente con la madre, tant’è che lei mi aveva accennato dei maltrattamenti, però, prima di vederlo, non avevamo proprio contezza dei fatti. Inizialmente il mio assistito non voleva fare denunce, sono stato io a spronarlo, ma c’è voluto del tempo. Il suo ragionamento era: “Se io denuncio chi è nelle forze dell’ordine, poi questi in qualche modo me la fanno pagare”. Quindi, perché fosse tranquillo, abbiamo aspettato che fosse in procinto di raggiungere la maggiore età prima di denunciare. Ora il giovane non è più a Milano, sta cercando di costruirsi una nuova vita fuori dai giri di amici che aveva prima, ha iniziato a lavorare. È meglio che stia tranquillo e che per ora non ritorni dove viveva prima”.

Ultimo Aggiornamento: 26/04/2024 16:04