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La Cina “invade” la Sardegna! Il gigantesco progetto che vende l’Italia e la sua terra

Pubblicato: 28/04/2024 16:23

La cosiddetta transizione “green”, oltre ad essere economicamente costosa, è nei fatti controproducente anche per i suoi costi sociali, e così può capitare che mille ettari di terreni, anziché fungere da polmone verde, essere coltivati o adibiti ad allevamento, finiscano nelle mani delle multinazionali dell’energia alternativa. Se, poi, questa vera e propria “invasione” giunge da una multinazionale cinese, peraltro organica allo stesso Partito comunista cinese, al danno si aggiunge la beffa, giacché il Paese del Dragone rappresenta notoriamente e di gran lunga il principale inquinatore del mondo intero. Siamo in Sardegna, e per la precisione fra Guspini e San Nicolò d’Arcidano, nell’oristanese, nel nord-ovest dell’isola: qui, nella sub-regione della Nurra, la più grande società fotovoltaica della Repubblica Popolare cinese, la Chint, ha acquistato da una compagine spagnola, la Enerside, il più imponente progetto solare mai pianificato in Italia e in Europa, il progetto Palmadula. Appena il 26 aprile, infatti, è giunta la comunicazione alle Borse della vendita del progetto spagnolo ai cinesi di Chint. Un’operazione senza precedenti. (Continua a leggere dopo la foto)

Il legame con il governo cinese

Occorre subito precisare ciò che, forse, allarma di più: la Chint, la fabbrica cinese di pannelli fotovoltaici, dal 1995 è “sezione generale del partito cinese” e dal 1998 “un comitato del partito”. Una ingerenza di uno Stato straniero, dunque, piuttosto grave. La documentazione di “Green and Blue Su Soi Abc” riferisce di pannelli pronti ad occupare oltre mille ettari di terreno fra i comuni di Guspini e San Nicolò d’Arcidano. I cinesi otterrebbero da questa operazione 107 milioni di euro l’anno, con una proiezione ad almeno vent’anni che farebbe salire l’incasso a 2 miliardi e 148 milioni di euro. L’enorme progetto agrivoltaico, ed è quasi pleonastico ribadirlo, strapperà territorio utile per lo sviluppo e l’economia. Sussiste, poi, una ulteriore criticità, di cui dà conto la testata L’Unione Sarda: parte dei progetti rientrano in ambito costiero, siti di interesse comunitario, Zps (ovvero, almeno in teorie, aree protette per la conservazione delle specie e degli habitat di Natura) e vicino alle rovine archeologiche dell’antica città di Neapolis, situata al limite meridionale del Golfo di Oristano. Il progetto agrivoltaico in Sardegna da 358 megawatt, con sistema di accumulo a batterie (Bess) da 40 megawatt, per una produzione di 82,5 megawatt/ora, non poteva non scatenare le ire dei residenti e degli agricoltori. (Continua a leggere dopo la foto)

Il gigantesco progetto

L’offuscamento di un panorama mozzafiato e di una natura selvaggia e incontaminata sono solo i minori tra i problemi, portando l’Unione Sarda, e tutti noi, a domandarci: “Chi ha dato garanzie ai cinesi rispetto ad un piano così invasivo come quello presentato dagli spagnoli al Ministero dell’Ambiente il 12 dicembre dello scorso anno?”. Frattanto, ottenuta la autorizzazione, la multinazionale spagnola Enerside Group, come già anticipato, ha formalizzato in una comunicazione alla Bolsas y Mercados Españoles, la Borsa di Madrid, la vendita del progetto Palmadula in Italia a Chint Solar Europe, ricevendo 7,2 milioni di euro dalla succursale europea della multinazionale cinese Chint. I pagamenti continueranno sino al termine del progetto, datato alla fine del 2025, dopo la approvazione finale di Stato e Regione, approvazione che ci auguriamo non avvenga mai.

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