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“Come stanno uccidendo l’auto italiana”. L’allarme del padre della Brugola: “Ecco perché”

Pubblicato: 29/04/2024 15:04
Brugola

Mentre in Italia, così come nel resto del mondo, si discute del passaggio dall’auto tradizionale a quella elettrica e ci si interroga sul futuro delle aziende “italiane”, Davide Perego su LaVerità intervista Jody Brugola che spiega come stanno le cose e fa suonare un vero allarme rosso nel nostro Paese. Jody Brugola, nipote di Egidio e figlio di Gianantonio che resse il timone dell’azienda dopo la morte del fondatore della famosa vite e della famosa chiave a brugola, appunto, guida oggi due stabilimenti produttivi: uno a Lissone e uno nel Michigan, proprio vicino alle linee della Ford. Basti pensare che nel mondo, circa una macchina su quattro è tenuta insieme da viti made in Brugola. L’azienda produce viti sia per motori endotermici sia per quelli elettrici, quindi sa benissimo di cosa parla, e spiega: “Voglio essere subito chiaro: questa incertezza non fa assolutamente bene al settore. La Germania sta andando in recessione, le case automobilistiche non riescono a vendere i prodotti elettrici perché il mercato non li vuole ma nessuno si espone a tornare indietro, a tornare alle motorizzazioni termiche. C’è uno stallo del mercato. Noi, come Brugola, produciamo viti nelle parti critiche (quelle utilizzate nei motori ma anche negli pneumatici e in altre parti “sensibili”, ndr) dei motori sia endotermici, sia elettrici. Però la situazione non può continuare così, bisogna che qualcuno prenda una decisione perché le persone, i clienti, stanno dimostrando che non hanno una gran passione per il solo elettrico. Come la mettiamo, allora? Lo stallo che si è creato porta alla crisi del settore automotive, che si traduce anche in tagli di posti di lavoro. Uno dei punti nodali su cui deve prendere posi-zione la prossima Commissione europea è proprio questo, bisogna dare alle aziende una direzione su cui investire. C’è bisogno di tornare a pensare che il motore endotermico è un qualcosa che, per così dire, ci appartiene e dobbiamo continuare a investire nella ricerca e lavorare per combustibili alternativi alla benzina. Io penso che l’idrogeno possa essere la soluzione migliore, in prospettiva. E nel mercato c’è spazio per tutti i tipi di motorizzazione, non dobbiamo essere talebani e decidere di percorrere una sola strada a discapito di altre che possono essere una valida, se non migliore, alternativa”. (Continua a leggere dopo la foto)
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In che senso c’è posto per tutti? Spiega Brugola: “Il diesel può tornare utile al rappresentante, l’elettrico per chi sta solo in città, il motore a benzina per chi ama auto più sportive. Nei giorni scorsi avevo qui in azienda i rappresentanti di Bmw e mi hanno raccontato di un’altra difficoltà che devono affrontare: quella relativa ai ritardi nella consegna delle auto. Le personalizzazioni anche motoristiche sono ormai troppe e questo causa inevitabilmente delle lungaggini. Ormai anche le grandi Case nutrono dubbi sulla bontà degli investimenti fatti per l’elettrico. E parlo di miliardi di euro, mi vengono i brividi e spero che non si rivelino soldi buttati e saranno problemi anche per i fornitori come noi. Dobbiamo fare le cose intelligenti e darci dei target realizzabili: il 100% elettrico non sarà mai raggiungibile, il mercato non lo vuole e poi dobbiamo pensare anche alle infrastrutture. Già in Italia, su questo aspetto, abbiamo delle evidenti differenze tra Nord e Sud. Se allarghiamo lo sguardo, posso affermare la stessa cosa per interi continenti, come l’Africa e l’Asia”. (Continua a leggere dopo la foto)

E come sta il settore automotive in Italia? Analizza Jody Brugola: “La fine del comparto, almeno in Italia, mi pare segnata. […] Non sappiamo neanche se sopravvivrà un marchio come Maserati. Di quello che sarà il destino di Fiat si sa poco, ormai è tutto a guida francese. Per certi aspetti, non è più neanche un problema italiano. O, meglio, il problema italiano è la chiusura delle fabbriche e dell’indotto per decisioni che vengono prese altrove. È un peccato”. Intanto in America anche Ford tira il freno all’elettrico. Ford tira le somme del business dei veicoli elettrici. E salta fuori che per ora «non è redditizio» nonostante i generosi contributi previsti dalla Casa Bianca per contrastare l’invasione dei concorrenti cinesi.

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Ultimo Aggiornamento: 29/04/2024 15:05