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Iran, la storia di Nika Shakarami, violentata e uccisa a 16 anni dalla polizia morale

Pubblicato: 30/04/2024 15:26

Nika Shakarami, violentata e uccisa a 16 anni dalla polizia morale dell’Iran. La madre: «Altro che suicidio, mia figlia ha lottato fino alla fine». La ragazza era stata catturata dalle Guardie iraniane due anni fa, durante le proteste per la morte di Mahsa Amini. Era poi ricomparsa dopo dieci giorni in un obitorio di Teheran. Ora un “documento confidenziale” ottenuto dalla Bbc smentisce la versione del regime di Teheran.
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La madre di Nika: “Sono devastata”

«Sono devastata», dice al Corriere la mamma di Nika Shakarami. Devasta dalla conferma che prima di essere uccisa, sua figlia è stata aggredita sessualmente. Nika Shakarami, 16 anni, presa dalle Guardie del regime iraniano il 20 settembre 2022, scomparsa per dieci giorni e ricomparsa, senza vita, in un obitorio di Teheran.
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«Si è suicidata, si è buttata da un palazzo», avevano detto le autorità alla famiglia, ma nessuno ci ha mai creduto. «Mia figlia è una combattente, sapevo che avrebbe lottato fino alla fine contro le Guardie del regime» e immaginava che loro gliel’avrebbero fatta pagare.

I giornalisti della Bbc hanno analizzato per sei mesi un documento «altamente confidenziale» in cui ci sono scritti nomi e cognomi dei tre agenti che hanno caricato Nika ancora viva su una camionetta. Nomi confermati anche dalle fonti del Corriere.

Nika dopo Masha, il simbolo delle donne iraniane

“Dire Nika, in Iran, è come dire Mahsa Amini”. Appena scoppiate le proteste dopo l’uccisione di Amini, è diventato molto virale il video in cui la sedicenne di Khorramabad, in piedi su un cassonetto, tende il braccio sinistro verso il cielo mentre stringe un velo in fiamme. Intorno, gli altri urlano «morte al dittatore». Le guardie, si legge nel documento, pensano che questa adolescente dai capelli e gli occhi neri, che porta vestiti larghi, così coraggiosa, possa essere una dei leader delle proteste. Cercano di prenderla, ma lei scappa.

Passa ancora un’ora prima dell’arresto. Che Nika spende per sentire al telefono Nele, un’amica tedesca, che è la ragazza che ama, e le dice: «mi stanno cercando, abbi cura di te».

L’assassinio di Nika

Nika viene caricata in auto. Sono gli agenti della Squadra 12 della polizia morale. Dietro, con lei, ci sono le guardie Arash Kalhor, Sadegh Monjazy e Behrooz Sadeghy. Davanti, il caposquadra Morteza Jalil. Centri di detenzione, questure respingono la richiesta degli agenti: non hanno posti per Nika.

“In quei giorni – si legge sul Corriere – le celle sono piene, affollate dai centinaia di ragazze e ragazzi che protestano contro la dittatura. In pochi mesi ne uccidono 551″.

Nel report della Bbc, inoltre, si legge che una guardia, Sadeghy, racconta che nella camionetta Nika urla, si dimena: «Arash Kalhor le ha imbavagliato la bocca con i calzini ma lei ha iniziato a dibattersi. Poi Sadegh [Monjazy] si è seduto su di lei. Non so cosa sia successo, ma dopo pochi minuti ha iniziato a imprecare. Non vedevo niente, sentivo solo combattimenti e colpi».

Kalhor spiega di di aver acceso la torcia del telefono e di aver visto Sadegh Monjazy «infilarle la mano nei pantaloni». Poi il controllo. «Non so chi lo stesse facendo, ma potevo sentire il manganello che colpiva l’accusata. Ho iniziato a dare calci e pugni ma in realtà non sapevo se stavo colpendo i nostri ragazzi o Nika».

Monjazy nega le affermazioni di Kalhor. Dice di non averle messo la mano nei pantaloni, ma ammette di essersi «eccitato» mentre era seduto su di lei e di averle toccato il sedere.

Con le mani legate dietro la schiena, Nika graffia, si dimena, si difende fino all’ultimo. Il caposquadra ordina all’autista di accostare. Apre la porta posteriore e vede che Nika è morta, che è stata uccisa. Le pulisce il sangue dalla testa «che non era in buone condizioni». A quel punto, abbandonano il suo corpo martoriato sul ciglio della strada.

Arrestata la sorella di Nika

L’emergenza non è finita, però. Due settimane fa, la polizia morale arresta a Teheran la sorella Aida Shakarami perché non indossa il velo. Aida è rilasciata su cauzione, e ora – racconta la famiglia – alla ragazza è vietato uscire di casa, usare il cellulare. Appena fuori dalla prigione, Aida si è scattata una foto: c’è lei che stringe tra le braccia un mazzo di fiori, sorride e ha il capo scoperto. Come quello dell’amata sorella Nika.

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2024 16:20