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Omicidio Giulio Regeni, uno degli imputati partecipava alle indagini: la rivelazione in aula

Pubblicato: 02/05/2024 19:19


Durante il sopralluogo condotto il 10 febbraio 2016 sul luogo del ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, da parte di due team investigativi, uno italiano e l’altro egiziano, è emerso che uno degli agenti segreti italiani imputati nel processo a Roma era presente sul campo. La rivelazione clamorosa è stata fatta nel corso dell’audizione dei testimoni del Ros e dello Sco nel processo a quattro membri della National security. Durante l’udienza presso la Corte d’Assise di Roma, sono state mostrate foto che ritraggono l’ufficiale Uhsam Helm durante il sopralluogo sulla strada che collega Il Cairo ad Alessandria. Secondo i testimoni, l’imputato avrebbe partecipato a quasi tutti gli incontri dei team investigativi durante le indagini sul caso.

Il direttore del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, Vincenzo Nicolì, ha dichiarato in aula che fin dall’inizio c’è stata una mancanza di collaborazione da parte delle autorità egiziane, nonostante fossero stati informati che le loro ipotesi investigative non erano compatibili con i risultati dell’autopsia italiana, che escludevano l’incidente stradale come causa della morte. Durante le indagini, sono state avanzate ipotesi alternative come il coinvolgimento di Regeni in traffici di opere d’arte rubate o in situazioni legate alla sfera sessuale, ma nessuna di queste ipotesi è stata confermata.

Nicolì ha anche raccontato di un momento di tensione durante un incontro avvenuto nell’aprile 2016, in cui le richieste italiane di dati tecnici non sono state soddisfatte, portando al ritiro dell’ambasciatore italiano dall’Egitto. Le foto dei cinque uomini indicati dalla polizia egiziana come responsabili dell’omicidio di Regeni, e uccisi durante un presunto conflitto a fuoco, sono state mostrate in aula. Tuttavia, è emersa un’incompatibilità tra le immagini del pulmino e dei corpi e la ricostruzione del conflitto a fuoco. Inoltre, un’analisi sul telefono di uno dei cinque uomini ha dimostrato che si trovava a 100 chilometri dal Cairo mezz’ora dopo la scomparsa di Regeni.

L’avvocato Alessandra Ballerini, rappresentante legale dei genitori di Regeni, ha evidenziato l’ostruzionismo e i depistaggi delle autorità egiziane durante le indagini, sottolineando l’intimidazione e la mancanza di collaborazione. Ha lamentato il trattamento informale dei testimoni e le restrizioni poste agli investigatori italiani nell’effettuare domande dirette, evidenziando la mancanza di trasparenza e cooperazione da parte delle autorità egiziane.

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