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Come prevenire il cancro alla prostata: gli studi sull’eiaculazione

Pubblicato: 07/05/2024 14:09

Un tema molto dibattuto in medicina è quello sull’utilità della masturbazione e dell’eiaculazione maschile nella prevenzione del cancro alla prostata. Cioè, quello che oggi è il secondo tumore più frequente tra gli uomini. Una nuova ricerca ha provato a tirare le somme di decenni di studi. A monte di tutto quella che per l’80% degli italiani è una figura medica scarsamente frequentata: l’andrologo. Eppure le malattie urologiche e quelle che riguardano il sistema riproduttivo sono tutt’altro che rare. Tra queste, il cancro alla prostata rappresenta il secondo cancro più spesso diagnosticato a livello globale negli uomini.
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Il ruolo del liquido seminale

Funzione principale della prostata è quella di produrre e immagazzinare il liquido seminale. Molte ricerche e studi scientifici si sono concentrati nel cercare di capire se la frequenza di eiaculazione (e quindi anche la masturbazione) potesse avere un impatto sul rischio di sviluppare il cancro alla prostata. In realtà, i risultati ottenuti non sono stati sempre concordi.

Ecco perché sono interessanti i risultati di una nuova revisione scientifica che ha preso in esame i più importanti studi condotti sull’argomento negli ultimi 33 anni. Sette ricerche su undici hanno dimostrato che la frequenza nell’eiaculazione potrebbe avere un qualche effetto benefico sul tumore alla prostata. Restano ancora molti dubbi da chiarire, però, per poterlo affermare con certezza scientifica.

I benefici dell’eiaculazione sulla salute della prostata

La revisione, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Clinical Genitourinary Cancer, sembra quindi suggerire che l’eiaculazione abbia in genere un effetto positivo sulla salute. In particolare, su quella della prostata. I meccanismi, però, sono ancora abbastanza oscuri. Diversi studi sembrano concordare sul fatto che un’eiaculazione regolare riduca le tossine e altre sostanze che accumulandosi nella prostata possono aumentare il rischio di tumore.

Quante volte può essere utile masturbarsi?

Sul numero di eiaculazioni al mese che un uomo dovrebbe avere per godere di questo effetto protettivo, non ci sono ancora indicazioni univoche. Un importante studio condotto dall’Università di Harvard nel 2017 su oltre 30.000 uomini tra i 20 e i 29 anni ha dimostrato che gli uomini che eiaculano almeno 21 volte ogni quattro settimane potevano avere un rischio inferiore anche del 33% di sviluppare un cancro alla prostata rispetto a chi lo ha fatto tra le quattro alle sette volte al mese.

Altre ricerche, però, hanno dato risultati più contenuti: ad esempio uno studio del 2023, condotto su 456 uomini tra i 40 e gli 80 anni, avrebbe mostrato una riduzione del rischio di tumore alla prostata già negli uomini che eiaculavano regolarmente circa quattro volte al mese.

Dubbi da chiarire


Anche se la maggior parte degli studi suggerisce un effetto benefico dell’eiaculazione, ci sono ancora diverse zone d’ombra, che meritano di essere approfondite. Il primo grande punto interrogativo riguarda l’età: non è infatti ancora chiaro se eiaculare possa ridurre il rischio di cancro alla prostata a tutte le età o solo a certe età.

Alcuni studi hanno osservato una variazione del rischio anche in base all’età. Ad esempio i due studi appena citati, uno condotto sui ventenni e l’altro su fasce d’età più avanzate, mostrano risultati diversi sul numero di eiaculazioni consigliate al mese.

Inoltre, bisogna considerare anche che la maggior parte di questi studi si basa su dati rilasciati dagli stessi partecipanti, e l’argomento è delicato, su cui non è sempre facile dire la verità. Un altro tabù che, oltre a non avere ragioni di esistere, rischia di avere perfino conseguenze negative sulla nostra salute psicologica e fisica.

A fronte di questa incertezza nei risultati emersi finora e la diversità nei metodi di ricerca impiegati, gli autori di quest’ultima revisione sembrano concludere che a oggi è ancora impossibile stabilire con sicurezza l’impatto che l’eiaculazione ha sul rischio di cancro alla prostata. L’unico dato sicuro è che questo legame esiste, un motivo in più per approfondirlo prima di dare raccomandazioni certe.