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Cosa c’è davvero dietro gli studi scientifici. La ricerca che rivela la verità sulle pubblicazioni “scientifiche”

Pubblicato: 07/05/2024 15:20

La questione è balzata agli occhi soprattutto in questi anni pandemici che ci siamo, più o meno, lasciati alle spalle. Parliamo della manipolazione dei dati, del modo in cui vengono pubblicati, diffusi e utilizzati alcuni studi scientifici. Il famoso mantra “lo dice la scienza” ci è rimbalzato nelle orecchie per troppo tempo. Eppure tante volte si è tentato di spiegare che certi studi, utilizzati anche per prendere decisioni assai importanti, erano parziali, difettosi, falsi. Ora, sembra un gioco di parole, arriva uno studio a confermare che circa un terzo degli studi pubblicati su riviste di neuroscienze e circa il 24% di quelli pubblicati su riviste scientifiche “sono inventati o plagiati”. È stato messo nero su bianco dalla rivista Science che ha riportato una ricerca che ha esaminato 5mila articoli pubblicati. E cosa è venuto fuori? (Continua a leggere dopo la foto)
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Utilizzando un semplice sistema di rilevamento automatizzato, i ricercatori hanno cercato due segnali rivelatori: se un autore era registrato con un indirizzo e-mail personale, piuttosto che istituzionale, e se l’autore elencava la propria affiliazione come ospedale. Come spiega Dagospia, che ha ripreso lo studio, nel mondo accademico le carriere dipendono molto dallo standard “pubblica o non farai mai passi avanti”. Sono quindi incentivati a mettere i loro nomi sul maggior numero possibile di articoli pubblicati e ad assicurarsi che quegli studi ricevano citazioni. “E in questo loop che si finisce per perdere l’obiettivo della veridicità”. Gli scienziati citano ripetutamente i propri documenti precedenti , anche se non hanno alcuna rilevanza. Ci sono anche “anelli di citazione” di scienziati che accettano di citare gli articoli degli altri, ancora una volta indipendentemente dalla rilevanza. (Continua a leggere dopo il video)

Ovviamente in tutto questo c’è anche l’aspetto dell’esborso di denaro: alcuni ricercatori, infatti, pagano per vedere pubblicati i loro nomi su articoli che non hanno scritto. Tutti nella scienza conoscono questi problemi. Ma sorprendentemente poche persone fanno qualcosa al riguardo. Uno dei segugi di queste brutte procedure è la microbiologa Elisabeth Bik che ha individuato una miriade di immagini duplicate o contraffatte nelle riviste scientifiche, e ha detto a Nature che anche cinque anni dopo aver denunciato i falsi ai giornali, la maggior parte dei casi non era finito sotto verifica. E tutti possiamo immaginare il perché.

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Ultimo Aggiornamento: 07/05/2024 15:31